giovedì 31 luglio 2008

elogio dell'Elogio


questo è un bel libro che se si ha un minimo, ma proprio un minimo, di interesse al vino o semplicemente piace bere un bicchiere ogni tanto, deve essere assolutamente letto. L'amico Maurizio Pratelli ne ha scritto un bella recensione. Mi piace anche perchè in Andrea Scanzi ho trovato alcune affinità, prime fra tutte la comune passione per la musica e, ovviamente, il vino. Ma la cosa che mi piace di più è che mi pare di intravedere un cammino nel mondo del vino che trovo abbastanza simile al mio. Certo lui ha studiato di più per arrivare ai titoli AIS di cui può fregiarsi, ma sono sempre più convinto che la vera 'scuola' alla fine è sulla strada, conoscere i vignaioli, respirare il lavoro in vigna e cantina, bere di più e degustare di meno.
Certo i corsi servono, AIS ma anche il base dell'ONAV è più che sufficente. Perchè come diceva mi pare Miles Davis ' impara tutto sulla musica e sul tuo strumento, ma poi dimenticati di tutto e suona come ti pare'. Per esempio al mio primo livello AIS l'enologo ha spiegato come si fa il vino 'perfetto', quello asettico che viene propinato alla maggioranza di noi, ha spiegato cosa sono i lieviti, la loro funzione e che occorre utilizzare i lieviti selezionati e le temperature controllate altrimenti la fermentazione non parte. Però non insegnano che la fermentazione non parte perché i lieviti naturali sono stati ammazzati dalle porcherie chimiche spruzzate in vigna. Poi la 'strada' ti porta a conoscere vignaioli che non usano queste 'tecnologie', lavorano pulito con grande rispetto della natura, del frutto della vite, del vino che producono e del consumatore che alla fine lo beve. Questi vignaioli spesso ti parlano anche di un filosofo, Rudolf Steiner, della viticoltura biodinamica, assaggi i loro vini, all'inizio magari possono sembrare 'diversi', profumi e sapori che ai corsi non avevi mai sentito, perchè finalmente si sente il profumo della terra dove quell'uva è cresciuta, si sente la differenza tra le annate, annusi il lavoro fatto e ad un certo punto io sono arrivato spesso a pensare che sto bevendo non solo il frutto del lavoro di un vignaiolo ma, anche se può sembrare un paradosso, il vignaiolo stesso, il suo spirito. Questo in particolare se si è avuto modo di conoscerlo personalmente. Beh Andrea nel suo libro comincia ad avvicinarsi a questo tipo di produttori ed ora, attraverso il suo blog, mi pare che si stia sempre più avvicinando al mondo dei vini 'puliti', ma c'è anche chi li chiama vini veri, naturali, triple A e, abbastanza impropriamente, biodinamici. Proprio dal suo blog prendo questo stralcio di una conferenza di Sandro Sangiorgi, direttore della rivista Porthos, che ben spiega questi vini:

'Non è vero che la biodinamica costa di più. Permette anzi di avvicinarsi di più alla terra. Questo può accadere solo con pazienza e disciplina. Con la biodinamica la terra torna a vivere, paradossalmente i vini biodinamici fanno sentire meno l’uva e più il terreno, ma anche questo è naturale, sono pochissimi i vitigni che sanno spiccatamente di frutto e fiore. Il vino è un prodotto altamente civilizzato, da sempre ha avuto bisogno dell’aiuto dell’uomo: la biodinamica è una buona risposta. Rudolf Steiner, che peraltro non amava il vino, ci ha dato ottimi strumenti per ridonare vita alla terra. I polifenoli del vino rosso sono di per sé poco digeribili, quelli del legno sono ancora più indigesti, in particolare il rovere poco stagionato: il più usato dai modernisti. Dicono che la mia idea di vino è edonista, ma è il commento interessato dei tecnici. Il vino, per essere interessante, deve rispondere a tre caratteristiche: essere corrispondente al luogo d’origine; essere un ottimo ministro della tavola, mai prevaricante sul cibo ma ispirato e discreto accompagnatore; ed essere digeribile. Io sono alla ricerca di vini interessanti, ed oggi i vini più interessanti sono quelli naturali, non solo biodinamici. Questo vino, da interessante, deve diventare universale: non deve inseguire la nicchia. Essere naturali è straordinario, ma non basta. Perché inseguo questi vini? Perché nel 2001 ho conosciuto Nicolas Joly, e perché alla fine degli anni ’90 mi resi conto che, durante le degustazioni seriali per la guida Vini d’Italia, non ricordavo più i vini che avevo degustato dieci minuti prima: dovevo fermarmi'

Grazie Andrea, ti leggo sempre con piacere, e spero presto di fare un bella bevuta in tua compagnia.

disco in abbinamento: tutta la discografia di Denison Witmer, perchè lo sto ascoltando in questi giorni ed è troppo bravo e 'pulito'!

mercoledì 30 luglio 2008

estate, caldo, sete !





E' diventata ormai una consuetudine dei nostri fine pasto estivi, il gin & tonic! Ed il nostro e' probabilmente il g&t piu' buono del mondo, provo a spiegare il perche' ma il consiglio e' di berlo (non e' facile trovare questi ingredienti nei bar Italici ma val la pena provarci).
Gli ingredienti:
un capiente tumbler, tanto ghiaccio e...
Martin Miller’s Gin che e' prodotto a Langley nel cuore della Black Country, la regione cuore della Rivoluzione Industriale, in un centenario Pot Still della John Dore & Co. la Rolls Royce degli alambicchi, utilizzando bacche di ginepro, liquirizia, cannella, cassia, noce moscata, scorza di arancia e di limone. Ora la “pazzia”: il distillato parte per un viaggio di 4800 km tra andata e ritorno arrivando in Islanda, dove sarà ridotto di grado con l’acqua dei ghiacciai islandesi, l’acqua più pura del mondo.
Fever Tree, deliziosa acqua tonica dal sapore ed aroma pulito e rinfrescante, creata miscelando acqua di sorgente, oli essenziali naturali e le migliori qualità di chinino naturale proveniente dalla piantagioni poste a cavallo tra la Ruanda ed il Congo
E voila'! La calura estiva e la sete sono placate....

Disco in abbinamento: Ry Cooder - Chicken Skin Music

lunedì 28 luglio 2008

when in Texas.....





                                                               



Chi mi conosce sa che ad Austin, Tx mi ci ritrovo spesso e volentieri. I vini texani è meglio lasciarli perdere, qualche buona bottiglia la si trova nei negozi specializzati ma a prezzi piuttosto cari nonostante il dollaro debole (ma sono molto orgoglioso di aver fatto conoscere e bere ai miei amici texani, tra gli altri, la barbera di Walter Massa e lo champagne Les Rachais di Raymond Boulard, piuttosto che i soliti vini parkerizzati che bevono loro). In mancanza di un vino quotidiano alla Camillo Donati non rimane che la Shiner Bock, in Texas la si trova ovunque ma al di fuori dello stato è veramente difficile trovarla. E' prodotta dal birrifico Spoetzl appunto a Shiner, un paio d'ore d'auto a sud-est di Austin e l'anno scorso mi sono finalmente deciso ad andare a visitarlo. Questo ormai ex microbirrificio l'anno prossimo compirà 100 anni ed ormai vanta 55 dipendenti. L'edifico originario è ben conservato ed ancora in uso. Lì ho avuto modo di assaggiare la gamma delle loro birre di chiara impronta tedesca e credo che oggi in Germania nessuno, a livello di quelle commerciali, ne produca di altrettanto buone. In particolare nel 2005 con la 96 hanno cominciato a produrre le birre del centenario per arrivare degnamente al loro importante anniversario.  La 96 è una ale Marzen Style (prodotta in primavera per essere gustata in autunno all'Oktober Fest), la 97 é una lager nera presto divenuta un classico della loro produzione, la 98 è una tipica rossa bavarese, forse la miglior birra mai prodotta da loro. Ora è uscita la 99, se ne dice un gran bene e non vedo l'ora di assaggiarla magari il prossimo ottobre. Per la 100 mi toccherà tornare l'anno prossimo!! 

in abbinamento: The Road Goes On Forever di Robert Earl Keen

giovedì 24 luglio 2008

un vino irripetibile!?!


l'anno scorso, più o meno di questi tempi, per festeggiare i miei 50 anni sono stato con le persone a me più care (tra cui ovviamente Tatix ed il mio wine pusher preferito Jean Perin) a cena nel mio ristorante preferito di Milano, Aimo e Nadia, tra l'altro a due passi da dove abito.  A questo punto è doveroso spendere anche due parole per Federico Graziani che li lavora, un grande sommelier autore di una, se non l'unica, guida dei vini degna di essere letta, piena com'è di quei piccoli produttori 'puliti' che noi tanto amiamo.
Proprio su suo suggerimento abbiamo avuto il piacere di bere a fine cena, ed ovviamente su un dolce al cioccolato, un vino di cui avevo molto letto, il Solaria Jonica del 1959 di Antonio Ferrari.
E' un Primitivo della zona di Torricella frutto di una delle stagioni più calde del secolo scorso che appena vendemmiato é stato portato e vinificato a Galliate in provincia di Novara dove è rimasto 'dimenticato' in una vasca di cemento sino ad una decina di anni fa quando è stato travasato in botti grandi di quercia.
Credo proprio che questo sia uno di quei vini che ti capita una volta nella vita e non lo scordi più. Di cosa sa? Pensate a del cioccolato con sentori di prugna, leggera ossidazione che ricorda i Madeira, ma con una eleganza e consistenza propria dei grandi Barolo. Come ha scritto il maestro Veronelli: 'è la testimonianza di una antica potenzialità enologica che pensavamo scomparsa: il sole, l'alberello, l'alcol e il tempo, sapientemente dosati, hanno potere esplosivo sui nostri sensi. Tutti coloro che sono ancora all'affannosa ricerca di un vino da abbinare al cioccolato sospendano le ricerche: per loro c'è il Solaria Jonica 1959.'

canzone in abbinamento: Like A Rolling Stone di Bob Dylan, questo vino è un macigno che rotolerà nella memoria a lungo  

misery needs company


bella cena con due cari amici, parliamo di tante cose, ricordi.........
poi se ne vanno ed hai ancora bisogno di compagnia ed allora trovi un nuovo amico, Ali Whitton, 'A Failed Attempt At Something Worth Saying' è il suo primo disco, perfetto per queste notti! Incredibile che non abbia un'etichetta.
Tante belle canzoni ma continuo ad ascoltarne una in particolare, questa, per ascoltarla andate qui by the way molto Damien Rice:

 The Good Things are the Enemy
A subtle breeze wanders through the open window
It’s so deliberate that I crave this time last year
When the evening light was shimmering
And you would look so divine
I cannot tell you why…
I want the ground to swallow me whole
I don’t want to die but I don’t want to grow old
You, you didn’t mean to be so severe
But I cannot shake this drug
It’s clear to me now

It’s just like my father said one night
I’ve got to get out of my own head sometimes
I wrap myself in thoughts until they smother me
I convince myself the good things are the enemy
Now the nights just linger pointlessly
And all I really want is your company

But now you’re barely talking to me
And I wonder if we were ever close at all
I didn’t want you to move away
I’m sorry that I couldn’t cope
But you know that the distance made me frail
I needed your touch, your scent, your kiss, your smile,
And that beautiful look in your eyes

It’s just like my father said one night
I’ve got to get out of my own head sometimes
I wrap myself in thoughts until they smother me
I convince myself the good things are the enemy
Now the nights just linger pointlessly
And all I really want is your company

Queste le scarne notizie che sono riuscito a recuperare su di lui:
Ali Whitton is a 24 year old London-based singer songwriter. His debut album, A Failed Attempt at Something worth Saying was recorded with backing band the BrokeRecordPlayers and self-released in February 2008. It is available through itunes, his official website, and also selected independent retailers.
Ali has toured extensively in the UK, and has supported a number of high profile acts including: Tom McRae, James Yorkeston, Jonathan Rice, Holly Golightly, Liam Frost and Captain. He has played a number of festivals including the Carling Leeds Festival and The Secret Garden Party.
Ali began to play at the age of 17 in his home town of Osmotherley, North Yorkshire, but it was at the age of 19 he decided to abandon a degree in mathematics at Leeds University to pursue a career in music. Gaining recognition from local open mic nights, Ali had soon established a solid reputation as an exciting new talent in West Yorkshire.
Over the next few years Ali looked to expand his sound and joined forces with a number of musicians, incorporating viola, lap steel, drums and piano into the band that would eventually become the BrokeRecordPlayers.
Successfully combining solo gigs in London with larger band performances in the North of England, Ali keeps an established fan base while continuing to win over new audiences in the capital.
da seguire con attenzione.
PS 'misery needs company' è il titolo di una sua canzone

in abbinamento: birra Sant'Ambroeus, someone knows why

martedì 22 luglio 2008

il cantautore che dipinge le case e cucina per gli amici




Conobbi Stefano Barotti all'inizio del nuovo millennio grazie alla felice intuizione del pard/talent scout Ciciuxs che, incuriosito dal lavoro di produzione che Jono Manson (gia' nella scuderia club de musique) stava facendo in studio in quel di Sarzana, ando' a trovarlo e ne rimase colpito, mi fece sentire un demo e basto'un ascolto per capire che il ragazzo aveva stoffa, mi colpirono i testi molto belli ed intensi a volte autobriografici a volte onirici e sognanti.
Il resto e' storia dei giorni nostri, Ste ha pubblicato con CdM records "uomini in costruzione" e gli "ospiti", due dischi intrisi di poesia con suoni cristallini e fior di musicisti. I due dischetti hanno avuto ottime recensioni e lo hanno proiettato nel mondo dei musicisti "praticanti".
Un po' di concerti in Italia ed in giro per l'Europa a farsi conoscere e poi il ritorno a casa ed alla sua seconda occupazione, dipingere le case, professione peraltro ereditata dal babbo Albano che esegue con gran perizia e maestria.
Tra un penello e una chitarra Stefano trova anche il tempo di dilettarsi in cucina (ha lavorato per un periodo anche al "Dente" ndr) per allietare il palato dei commensali/amici, "l'uomo in costruzione" ama avere "ospiti".....
Vino in abbinamento: Rosato Massa Vecchia

gran bella notte sopra milano











con la grappa del 1976 di Luigi Barile e Trinity Session dei Cowboy Junkies, altre parole non servono per spiegare certi momenti..... 

venerdì 18 luglio 2008

L'uomo che voleva fare il cowboy e il vignaiolo che vuole diventare povero


Nel peregrinare lungo le vie del gusto capita, a volte, di imbattersi in persone speciali, fuori dal comune, Paolo Parisi e Fabrizio Niccolaini appartengono a questa categoria.
Paolo Parisi di origini liguri, fin da piccolo aveva un sogno nel cassetto, quello di fare il Cowboy.
Un sognatore? Forse, ma con passione e abnegazione e' riuscito a dare forma al suo progetto ed ora ,ormai toscano di adozione, ha coronato il suo sogno, dice: "e' difficile riuscire a comunicare l'emozione che possa dare il condurre una Mandria a cavallo. Sei nella natura in mezzo a animali su un animale, volendo si può aggiungere anche un cane per la conduzione e il cerchio è chiuso in bellezza. Quando riesco a farlo mi sento un Re, mio figlio Filippo è principalmente dedicato ad una vita del genere e spero apprezzi il privilegio."
Nella sua azienda produce la carne piu' buona del mondo, dai suoi maialini di cinta senese ricava lardo, capocollo, prosciutto, e quant'altro, roba da leccarsi i baffi (per dirla alla Mario Soldati) ma non solo, le sue uova da galline livornesi che vivono allo stato brado sono semplicemente straordinarie, per non parlare della carne delle sue vacche Angus, sapori dimenticati che ci riportano all'infanzia e che la globalizzazione ha inesorabilmente cancellato.
Fabrizio Niccolaini vive e coltiva le sue viti nella maremma grossetana; mi ha molto colpito in una recente intervista a Phortos il suo modo d'intendere ed interpretare la sua vita professionale in cui diceva: "si puo' essere ricchi anche nella poverta'. La mia grande aspirazione sarebbe di riuscire a vivere diventando povero, accontentandomi del giusto con una vita il piu' possibile a dimensione umana." un uomo coraggioso ed un grande vignaiolo senza compromessi, che lavora (nel senso piu' fisico del termine, basta gurdargli le mani...) con grande rispetto per la natura e l'ambiente e ci regala anno dopo anno dei grandi vini mai uguali a se stessi, figli di una mano felice ma anche di annate climaticamente diverse, un puro, un'uomo di grande onesta' intelettuale, un vero custode del patrimonio "contadino" dei nostri tempi, merce ahime', assai rara di questi tempi...

Disco in abbinamento: Robert Earl Keen - Bigger Piece Of The Sky

martedì 15 luglio 2008

un disco per l'estate.....e per un tuffo nei seventies



Questo è un disco prezioso, è come stappare un grande barolo degli anni 60, anche se qui il richiamo è più verso gli anni settanta, a quel cantautorato vicino al primo Jackson Browne, Tom Jans e Greg Copeland tanto per intenderci.
Del canadese Matthew Barber si trova poco in rete, ma quando una canzone esce dagli speakers con tanta purezza, semplicità ed abbastanza anima beh, si capisce subito che siamo davanti a qualcosa di speciale. Appena comincia a pizzicare la sua acustica nell'introduzione di 'Easily Bruised' non si può fare altro che ascoltare e lasciare che Matthew ci racconti le sue storie. Arriva il richiamo a quell'atmosfera anni 70 ma il tutto si percepisce in modo discreto, non pretenzioso e trasforma questo 'Ghost Notes' da vino medriocre, normale, in uno di quei bicchieri che difficilmente dimenticherete di aver gustato. Come i grandi vini (purtroppo) questo disco non raggiungerà le masse, ma il come lo ha fatto ed il risultato finale, ai quei pochi fortunati, lo farà considerare un gioiello.

vino in abbinamento: Barbera D'Alba 1995 Pianpolvere Soprano di Ferruccio Fenocchio, anche lui un piccolo gioiello semi-sconosciuto ed indimenticabile (grazie Masato)

sabato 12 luglio 2008

Il vino da spiaggia




Il caldo torrido di questi giorni ci porta a dissetarci con le bevande piu' insolite, ma quella che ci propone Edi Kante, geniale vignaiolo del Carso e' veramente particolare...
L'Extro' e' il "vino da spiaggia" torbidissimo che va agitato per alcuni minuti prima dell'uso , Kante dice che lo si puo' bere fino a 28 gradi !?!?, (chissa' la rigida ortodossia della scheda Ais cosa ne penserebbe....), comunque l'ultima volta che l'ho stappato e' finita nel giro di pochi minuti....che voglia dir qualcosa?
Un'altra particolarita'di quest'azienda e' che le bottiglie impiegate sono da litro e mezzo litro con i colli piu' stretti in modo da poter usare dei tappi di sughero piu' piccoli e di maggiore qualita'.
Ah, ovviamente i vitigni impiegati sono top secret, qualcuno ha un'idea di cosa ci sia dentro? Non ditemi succo di pompelmo please...

Disco consigliato: Dennis Wilson - Pacific Ocean Blue -

mercoledì 9 luglio 2008

segnalazione veloce













Lui si chiama Jon Foreman, quest'anno ha pubblicato 4 Ep; Winter, Spring, Summer and Fall, ognuno contiene 6 canzoni, bellissime.
Questo luglio mi porta ad ascoltare queste cose....... e so anche perché. 
Credo che meriti una maggiore conoscenza, dategli un ascolto.
Sul suo myspace fornisce una bella presentazione di se:

hi my name is jon foreman and this is my bio.
I’m writing it from a backstage dressing room in Ohio. It’s a beautiful fall day outside and the dying leaves make a fitting backdrop for the decaying junkyard across the street. Fall.
Autumn is my favorite time of year. Everywhere. Even back home in San Diego where there is little distinction between the seasons: autumn is my favorite time of year
Perhaps this is because the fall reminds me of the sunset: the beautiful death of another day or another year. A chance to look back- to . look out across the pacific and see gallons of beauty mixed with regret.
I was born in October. Maybe that has something to do with the nostalgia. Even when I was young, the Autumn sunsets were sober reminder that everything loses it’s leaves eventually. The body goes cold. The air grows dark. The fall.
I have been on tour off and on since ‘97. I’ve had the rare privilege of actually doing what I love for a living with amazing people that I love to be around… And I’m thankful, this life is a real gift.
I kinda grew up all over: lake arrowhead, boston, virginia… but from high school on I’ve lived in San Diego and the north county feels like home.
It’s a pretty incredible place where I can go for a surf with my dad or my brother and almost always see someone I know.
Ten years ago, when I actually started making money with my songs I was nervous that the magic would disappear. That somehow, the passion, the joy, and the high that I got from music would evaporate with every step I took towards the modern music industry. I’m so thankful that that hasn’t happened. I’m so thankful that these songs still mean so much to me. In fact, I am perhaps more drawn to music than ever.
Lately music has been my compass: it’s neither the map, nor the road but a steady constant that can help me make sense of the both.
Most of the time, the songs that I write are more honest than I am. Sometimes I don’t play certain songs for people because I’m not ready for that sort of honesty.
I don’t write many happy songs, at least not lately. Which is odd because I’m a fairly upbeat guy. So I’ve got a few theories as to why this might be the case
It might be because life wears down on you. And you lose that part of yourself.
Or it could be because the songs are the only place where these types of ideas can find a release- like a dream where your subconscious is trying to tell you something.
Or perhaps I don’t write songs when I’m happy. You know, a celebration requires a few friends and depression requires solitude.
Either way songs have become my way of finding beauty in the midst of chaos and the pain. It’s a way of finding redemption for mistakes and regrets that I have.
In this way I feel like the creative process brings me closer to God. As a creator of a song I get to take all these broken fragments of failure and chaos and weave together something beautiful and meaningful. Decay. Death. Pain. Fall. And if God is a songwriter then these fallen leaves of mine can be redeemed.

Over the course of the year I will be releasing 4 ep’s, with 6 songs on each ep. The ep’s will be seasonal: fall, winter, spring & summer.

in abbinamento: quello che più vi piace..... in base alla stagione!

martedì 8 luglio 2008

un'anno fa conoscevo Andrea Marti


Erano parecchi anni che alcuni amici del giro musicofilo genovese, Paolo Bonfanti in primis, mi parlavano di Andrea Marti, songwriter (non cantautore..) di impostazione "americana" poco conosciuto ma autore di circa 700 splendide canzoni.Un piovoso lunedi' di aprile dell'anno scorso passando a trovare l'amico Gian Balduzzi, figura storica di Disco Club, mi ritrovo fra le mani un demo di Marti inciso a casa voce e chitarra, tornato a casa e infilato il dischetto nel mio cd player capisco subito che questo giovane virgulto (ormai quasi cinquantenne..) non puo' non avere un suo disco pubblicato
Parte cosi' tutta l'operazione "Traditional Man", che grazie alla preziosa collaborazione di svariati musicisti, nonche' amici del nostro, vede la luce il primo aprile (!?!che pesce...) 2008.
Un grazie di cuore a chi ha collaborato a questa avventura, il Bonfa (the producer!) e Diegus (il nostro grafico di fiducia) in modo particolare.
Non cito tutti gli altri per paura di dimenticare qualcuno, ma nei credits del cd ci siete tutti!!
Speriamo che ora che lo scrigno e' stato violato non rimanga l'unica testimonianza di AM da tramandare ai posteri...

vino consigliato: Kurni - Oasi degli Angeli grande estrazione del frutto con una bevibilita' disarmante...

lunedì 7 luglio 2008

Late Last Night

ieri sera ha rinfrescato, di andare a letto non se ne parlava proprio, si stava proprio bene. Cerco un disco che non ho mai ascoltato, Late Last Night di Robby Hecht, e bingo!, la giusta atmosfera per un ascolto notturno in compagnia di un meraviglioso Calvados del 1957 di Christian Drouin (forever thanks to tatix) e le mente che viaggia serena. Al primo ascolto colpito e affondato! Ascoltate 'Alone On A Saturday Night' Download, un tuffo nei seventies, gran voce, un accenno di sax, e poi ditemi. Qui trovate qualcuna delle sue belle canzoni da scaricare gratuitamente e legalmente. O se preferite cominciate a gustarvi questa dimessa ma magistrale cover di Springsteen. In un altro momento non avrei esitato a pubblicare il disco per la Club de Musique..........


domenica 6 luglio 2008

la riapertura

ormai è tradizione che il giorno della riapertura stagionale del Dente sia presente. E' sempre un'ottima occasione per ritrovare gli amici più cari, assaggiare i nuovi piatti e farsi una sana bevuta. Anche ieri, ma non avevo dubbi, è stata una grande giornata e posso dire di essere tornato a casa 'dissetato'.
Un grande grazie ai patrons Zii Alfred and Lu, gli chef Daniele, Masato e Taichi, la mitica Sarongi e gli addetti al servizio Cotti e Mattia.

Abbiamo stappato in ordine cronologico:



venerdì 4 luglio 2008

estate: non solo bianchi


Due anni fa di luglio, caldo afoso, ho bevuto per la prima volta il Brunello di Gianfranco Soldera, un 1995. Merito del vino, della situazione ed alla faccia del caldo è sicuramente una delle bottiglie del cuore che pur vuota conservo gelosamente. Quel medesimo luglio poi mi costò una fortuna perché, preso da un'autentica infatuazione del vino di Soldera, a seguire bevvi una bottiglia del 1996, una del 1994 e (purtroppo) un solo bicchiere di 1982! Io sono spesso critico nei confronti di certi prezzi che si vedono in giro ma qui occorre fare dei distinguo. Sicuramente sono bottiglie costose ma dispensatrici di emozioni impagabili, specialmente se stappate con persona e situazione giuste. Da allora non l'ho più bevuto, ora siamo di nuovo a luglio, fa molto caldo ed ho voglia di un Case Basse. Ho in cantina un 2000 ma non credo che riuscirò ad aprirla molto presto.

canzone in abbinamento: Orange Sky di Alexi Murdoch, anche lei come dispensatrice di emozioni non scherza

mercoledì 2 luglio 2008

Perche'amo il Pinot Nero


Amo il Pinot Nero perché è un vino affascinante, perche' coniuga l’alternarsi della forza e della raffinatezza. Amo il Pinot Nero perche' non e' mai scontato e le sue uve necessitano di mille attenzioni da parte del vignaiolo. Amo il Pinot Nero perche' non e' prosaico come il Cabernet Sauvignon* e non e' "bagascia" come il Merlot, perche' la sua iniziale riservatezza e scontrosita' si lascia andare negli anni ad una voluttuosa e sensuale progressione. Amo il Pinot Nero perche' tra tutti i vitigni del mondo è il più nobile (insieme al Nebbiolo ndr) e allo stesso tempo il più difficile da interpretare. Amo il Pinot Nero semplicemente perche' e' bello berlo con gli amici... e perche' Philippe Pacalet lo fa troppo buono!

*Miles in Sideways ndr

Disco in abbinamento: Jackson Browne - For Everyman