giovedì 31 luglio 2008

elogio dell'Elogio


questo è un bel libro che se si ha un minimo, ma proprio un minimo, di interesse al vino o semplicemente piace bere un bicchiere ogni tanto, deve essere assolutamente letto. L'amico Maurizio Pratelli ne ha scritto un bella recensione. Mi piace anche perchè in Andrea Scanzi ho trovato alcune affinità, prime fra tutte la comune passione per la musica e, ovviamente, il vino. Ma la cosa che mi piace di più è che mi pare di intravedere un cammino nel mondo del vino che trovo abbastanza simile al mio. Certo lui ha studiato di più per arrivare ai titoli AIS di cui può fregiarsi, ma sono sempre più convinto che la vera 'scuola' alla fine è sulla strada, conoscere i vignaioli, respirare il lavoro in vigna e cantina, bere di più e degustare di meno.
Certo i corsi servono, AIS ma anche il base dell'ONAV è più che sufficente. Perchè come diceva mi pare Miles Davis ' impara tutto sulla musica e sul tuo strumento, ma poi dimenticati di tutto e suona come ti pare'. Per esempio al mio primo livello AIS l'enologo ha spiegato come si fa il vino 'perfetto', quello asettico che viene propinato alla maggioranza di noi, ha spiegato cosa sono i lieviti, la loro funzione e che occorre utilizzare i lieviti selezionati e le temperature controllate altrimenti la fermentazione non parte. Però non insegnano che la fermentazione non parte perché i lieviti naturali sono stati ammazzati dalle porcherie chimiche spruzzate in vigna. Poi la 'strada' ti porta a conoscere vignaioli che non usano queste 'tecnologie', lavorano pulito con grande rispetto della natura, del frutto della vite, del vino che producono e del consumatore che alla fine lo beve. Questi vignaioli spesso ti parlano anche di un filosofo, Rudolf Steiner, della viticoltura biodinamica, assaggi i loro vini, all'inizio magari possono sembrare 'diversi', profumi e sapori che ai corsi non avevi mai sentito, perchè finalmente si sente il profumo della terra dove quell'uva è cresciuta, si sente la differenza tra le annate, annusi il lavoro fatto e ad un certo punto io sono arrivato spesso a pensare che sto bevendo non solo il frutto del lavoro di un vignaiolo ma, anche se può sembrare un paradosso, il vignaiolo stesso, il suo spirito. Questo in particolare se si è avuto modo di conoscerlo personalmente. Beh Andrea nel suo libro comincia ad avvicinarsi a questo tipo di produttori ed ora, attraverso il suo blog, mi pare che si stia sempre più avvicinando al mondo dei vini 'puliti', ma c'è anche chi li chiama vini veri, naturali, triple A e, abbastanza impropriamente, biodinamici. Proprio dal suo blog prendo questo stralcio di una conferenza di Sandro Sangiorgi, direttore della rivista Porthos, che ben spiega questi vini:

'Non è vero che la biodinamica costa di più. Permette anzi di avvicinarsi di più alla terra. Questo può accadere solo con pazienza e disciplina. Con la biodinamica la terra torna a vivere, paradossalmente i vini biodinamici fanno sentire meno l’uva e più il terreno, ma anche questo è naturale, sono pochissimi i vitigni che sanno spiccatamente di frutto e fiore. Il vino è un prodotto altamente civilizzato, da sempre ha avuto bisogno dell’aiuto dell’uomo: la biodinamica è una buona risposta. Rudolf Steiner, che peraltro non amava il vino, ci ha dato ottimi strumenti per ridonare vita alla terra. I polifenoli del vino rosso sono di per sé poco digeribili, quelli del legno sono ancora più indigesti, in particolare il rovere poco stagionato: il più usato dai modernisti. Dicono che la mia idea di vino è edonista, ma è il commento interessato dei tecnici. Il vino, per essere interessante, deve rispondere a tre caratteristiche: essere corrispondente al luogo d’origine; essere un ottimo ministro della tavola, mai prevaricante sul cibo ma ispirato e discreto accompagnatore; ed essere digeribile. Io sono alla ricerca di vini interessanti, ed oggi i vini più interessanti sono quelli naturali, non solo biodinamici. Questo vino, da interessante, deve diventare universale: non deve inseguire la nicchia. Essere naturali è straordinario, ma non basta. Perché inseguo questi vini? Perché nel 2001 ho conosciuto Nicolas Joly, e perché alla fine degli anni ’90 mi resi conto che, durante le degustazioni seriali per la guida Vini d’Italia, non ricordavo più i vini che avevo degustato dieci minuti prima: dovevo fermarmi'

Grazie Andrea, ti leggo sempre con piacere, e spero presto di fare un bella bevuta in tua compagnia.

disco in abbinamento: tutta la discografia di Denison Witmer, perchè lo sto ascoltando in questi giorni ed è troppo bravo e 'pulito'!

4 commenti:

  1. Ricordo che, una decina di anni fa, uscito dal corso Ais toccavo il cielo con un dito, mi sentivo "arrivato" e pensavo di sapere tutto sul vino; niente di piu' falso... Il tempo e la coscienza mi hanno portato a approfondire la materia e pian piano mi sono reso conto che in realta' avevo appreso ben poco e che il mio cammino nell'affascinante mondo del vino era solo iniziato...Penso di aver imparato molto di piu' a viaggiare, a guardare le mani dei vignaioli, a toccare la terra , quella "vera" quella che "vive" e non quella uccisa dai diserbanti e dalla chimica di sintesi e a respirare l'aria nelle vigne che nelle asettiche sale dei corsi Ais a cercare di riconoscere degli improbabili profumi di cuoio russo bagnato piuttosto che tabacco da pipa olandese nei vini (scadenti) delle degustazioni. Sono felice di aver trovato la mia strada e consapevole che il tragitto da compiere per capire questo mondo cosi' affascinante sia questo.
    Questo approccio "diverso" mi e' stato possibile anche grazie a persone come Sangiorgi, Nicolas Joly, Fabrizio Niccolaini, i fratelli Gargano e tanti altri con cui sono entrato in contatto. Penso anche che non si debba fare i "talebani" per partito preso o per moda, ma cercando di "capire" il vino la strada del buon senso non puo' che portare in questa direzione.
    I libro di Scanzi e bello anche per tutte queste ragioni.

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  2. Condivido in pieno il tuo pensiero.

    Bravo!!

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  3. Complimenti pards per questa iniziazione al vino vero,miglior pubblicita' non potevate fare.Poi uno ci arriva da solo,col tempo,non e' un percorso semplice all'inizio ma e' sicuramente pieno di soddisfazioni e di emozioni.Io credo di averlo appena imboccato e tutto questo mi ha ridato entusiasmo come quando ho avuto l'opportunita' tramite l'only a hobo Carlini,di incontrare tutti quei "agricoltori artigiani" della canzone americana che abbiamo ascoltato per anni.
    Voglio dire,non credo di sbagliarmi se accomuno un Guy Clark o un Townes Van Zandt a Roddolo e Rinaldi,tanto per dirne due a caso....
    I'm going down this old dusty road...

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