martedì 20 gennaio 2009

La neve sugli alberi (e sui tetti)


E' un inverno di quelli che mi ricordano la mia giovinezza, quando da bambino andavo a piedi a scuola fra altissimi muri di neve dopo le comiche di Stanlio e Ollio con un panino di nutella nella cartella e tanti sogni nella testa..

Quello che ieri era la normalita' ora e' diventata un'eccezione, tanta neve e un paesaggio da fiaba..
E' l'atmosfera giusta per ascoltare dischi introspettivi, carichi di suggestioni che scaldano il cuore e l'anima. Oltre al nostro Stefano Barotti, che tra queste montagne scrisse qualche anno fa una canzone piena di pathos e poesia nel mio lettore capitano spesso i primi dischi di Bruce Cockburn, le tenui ballate dello chansonnier Canadese sono l'ideale accompagnamento per le tiepide serate davanti al caminetto,
magari con un buon distillato nel bicchiere..
Come nel caso di Tom Waits di Cockburn prediligo i vecchi dischi dove la melodia e' ancora protagonista, mentre le successive disgressioni in ambito jazz fusion non mi hanno mai convinto (come quelle rumoriste/Brechtiane di Waits..). Due fra i miei preferiti (ma fino a Dancing in the Dragon's Jaws mi piacciono tutti) sono High Winds White Sky affascinante affresco invernale ed il bellissimo doppio live Circles In The Stream; appartengono a quella rara schiera di dischi che ciclicamente tornano a farsi sentire e che non stanchano mai, merce rara di questi tempi..


distillato in abbinamento: rhum rhum del maestro distillatore Capovilla

domenica 18 gennaio 2009

1 bel week end, tanti cari amici ed almeno 2 bocce da ricordare

L'occasione di incontrare cari amici porta sempre con se la 'scusa' di stappare qualcosa di particolarmente buono. Questo week end di 'scuse' ne ho trovate parecchie visto quanto stappato: Champagne Gran Cru Mailly di Raymond Boulard, La Lune 2006 di La Ferme de la Sansonniere, Breg Anfora 2001 di Gravner, Rosso di Montalcino 2003 Poggio di Sotto. Un gran bel bere, conferme di vini che conosco ed apprezzo da tempo. Poi ci sono state due grandi sorprese, due bottiglie regalate, una da un grande amico l'altra un omaggio natalizio in ambito lavorativo.

La prima è Il Rosso di Enrico Vallania 1997. Un sorprendente (dato che non amo molto questo vitigno) Cabernet Sauvignon in purezza dei colli bolognesi. Da vecchi cloni autoctoni fa solo acciaio e sono convinto anche che in in vigna lavorano pulito. Grandissimo in equilibrio ed eleganza, piacevolissimo che la bottiglia svanisce in un attimo. Un anno fa avevo bevuto il 1996 e questa è la conferma definitiva di un vino fantastico anche in considerazione del prezzo più che abbordabile.

La seconda sorpresa é stata questa magnum Riecine 2004. Appena ricevuto il regalo ho pensato subito di trovarmi di fronte a qualcosa che difficilmente avrei apprezzato, probabilmente il solito supertuscan legnoso. Ma la curiosità si è accesa leggendo il foglio che accompagnava il vino. Sangiovese in purezza da Gaiole in Chianti e viticoltura naturale in biodinamica. Non vedevo l'ora di assaggiarlo e ieri sera un corale uuaoooo è stato il commento più sentito con la magnum seccata in circa dieci minuti, vabbè eravamo in tanti. I due bicchieri che a fatica sono riuscito a strappare da mani avide sono scivolati via così velocemente che non ho fatto neanche in tempo a memorizzare le sensazioni. Di sicuro domani mattina parte una telefonata all'autore dell'omaggio per vedere di procurarne dell'altro. Mamma che sete, speriamo di trovarne urgentemente dell'altro.

canzone in abbinamento: Cardiologia di De Gregori; perché soffro di pressione alta, perché per Stefano Magic, perché per Paolo Magic

venerdì 9 gennaio 2009

Vallée d' Aoste mon amour



Si' e' vero, amo la Valle d'Aosta, sara' perche' ci sono nato e ci vivo sara' perche e' bello sentirsi legati alla propria terra, un legame forte e indissolubile che mi ha portato ad apprezzarne molti aspetti, alcuni piu' materiali di altri ma non per questo meno nobili...
Complice una cena col caro amico Roberto Jacquemod appassionato sommelier e titolare di une delle piu' fornite enoteche Aostane (www.luvaeunquarto.it) ho riscoperto il piacere del bere bene legato al terroir, la bottiglia di Costa Baltea di Vini Rari da lui scelta ha lasciato il segno (grazie Roby..).
Per motivi climatici e storici in Valle d'Aosta si consuma abitualmente vino e si beve a volte anche molto bene. E' una terra dove il consumo procapite e' piu' alto che in altre regioni e sicuramente lo spirito goliardico del Valdostano unito a prodotti che abitualmente imbandiscono le tavole (fontina, lardo d'Arnad, motzetta ed altre leccornie..) portano inevitabilmente a riempirsi il bicchiere con piu' frequenza... Giocoforza la risicata produzione non riesce ad attraversare i confini regionali percui l'appassionato enofilo fatichera' non poco a trovare etichette Valdostane sugli scaffali pur ben assortiti delle svariate enoteche presenti nelle Italiche citta'.
In un panorama cosi' piccolo e variegato le "chicche" abbondano percui accanto a vitigni rari e preziosi come il Cornalin, il Prié Blanc, il Vuillermin o il Fumin troviamo vigneron duri e puri che con fatica e abnegazione portano avanti la tradizione vitivinicola valligiana, due nomi su tutti: Giulio Moriondo (az.Vini Rari) e Andrea Barmaz (az.DiBarro'); sicuramente vigneron di classe superiore che con umilta' e passione hanno intrapreso un percorso di appassionata ricerca territoriale, Giulio ha collaborato con l'IAR Intitut Agricole Régional occupandosi di recupero e selezione dei vitigni autoctoni ed Andrea del settore lattiero-caseario mentre ora e' direttore della sperimentazione.
Di Moriondo oltre al gia' citato Costa Baltea, uvaggio di vitigni autoctoni (Fumin 50% Cornalin 50% da uve raccolte dopo leggera sovramaturazione su pianta e cernite con cura); , meritano sicuramente l'assaggio anche il monovitigno Petit Rouge, fresco, tipico e di facile beva e il Nus Supérieur da uve Vien de Nus che e' il vitigno a bacca rossa piu' coltivato ( insieme al gia' citato petit rouge ndr) ; e' inoltre in uscita di questo intraprendente "vinaio" il bel libro Vina Excellentia.
Barmaz con l'aiuto della brava moglie Elvira vinifica con grande perizia un Torrette Supérieur di rara potenza ed equilibrio mentre il Mayolet, antico vitigno locale si fa apprezzare per i suoi profumi gentili e delicati mentre in bocca risulta morbido e ben equilibrato.. insomma vale la pena cercarli e se non li trovate, senza dover aspettare l'apertura dell'ArmadilloBar, regalatevi una vacanza nella bella Vallée.

Per saperne di piu' sulla doc Vallée d' Aoste e le sue 8 sottozone segnalo un link interessante:
http://www.lavinium.com/denom/aostaden.shtml


canzone in abbinamento: Bruce Springsteen - my hometown

lunedì 5 gennaio 2009

ecco perché 'ARMADILLO'


In molti conosco la mia passione per Austin, Tx. Una passione nata negli anni settanta alimentata dall'ascolto dei dischi di Jerry Jeff Walker, Gary P. Nunn, Guy Clark, Butch Hancock, Joe Ely e moltissimi altri. Austin era allora, molto più che oggi, la vera capitale mondiale della musica dal vivo. Purtroppo all'epoca di andarci non se ne parlava nemmeno e le fantasie sul luogo si alimentavano anche grazie a riviste, libri, qualche sparuto film. Internet non era neanche immaginabile e trovare materiale era impresa ardua e faticosa ma in quel di Gallarate ed in un buon numero di negozi milanesi si spacciava roba buona. Poi c'era una canzone London Homesick Blues (Home With The Armadillo) di Gary P. Nunn con un ritornello killer che mi avrebbe portato a sognare di essere la, all'Armadillo World Headquarters

 L'AWHQ apre il 7 agosto 1970 e diventa subito il centro di aggregazione dei giovani di Austin, città universitaria che accoglie studenti da tutti gli States, musica dal vivo ogni sera. E' sicuramente il luogo dove si sviluppa quel movimento detto Cosmic Cowboy ma non solo; vi hanno suonato tutti i migliori musicisti, da Freddie King a Jerry Lee Lewis, da Springsteen a Zappa (che vi ha anche registrato un disco dal vivo) e vi nascevano leggendarie jam spontanee con i musicisti di casa.
L'AWHQ deve chiudere i battenti il 31 dicembre 1980 causa sfratto dopo dieci anni che hanno segnato in modo indelebile la musica texana e non.

Uno degli artefici e gestori dell'Armadillo è Jim Franklin, artista autore di molti dei poster dei concerti, di copertine di dischi ed anche musicista. Da alcuni anni colleziono i suoi bellissimi posters, ho avuto modo di conoscerlo ed ora ad ogni mia visita passo sempre a salutarlo e magari ne recupero qualcuno che mi manca.
Sentirlo raccontare di quegli anni è uno spettacolo, ha conosciuto tutti quanti e spesso ha suonato in jam con loro. Per intenderci nel filmato è quello che presenta Commander Cody, non male il suo copricapo!

Se comunque capitate ad Austin fermatevi daThreadgill's, ristorante con musica dal vivo gestito da Eddie Wilson, il proprietario dell'Armadillo ed ora collocato proprio dove sorgeva originariamente l'AWHQ. Oltre che un ottimo ristorante è praticamente un museo dedicato all'AWHQ pieno di memorabilia. 

Ma il nome di questo blog dice ArmadilloBar, beh questa è un'altra storia che speriamo di poter raccontare presto....