venerdì 27 febbraio 2009

genepy, lo spirito delle Alpi

Sulle Alpi occidentali, e piu' precisamente in Valle d'Aosta e Piemonte, la produzione di distillati di erbe di montagna ha origini antiche ed il genepy e' sicuramente il principe di questo tipo di prodotti.
Questo distillato non si ottiene dal ginepro come molti credono, ma dall'Artemisia Alpina pianta con svariate sottospecie tipica delle nostre montagne e con forti proprieta' aromatiche.
I fiori destinati ad aromatizzare l'alcool base sono coltivati ad altitudini elevate dove l'acqua scorre pura e cristallina; l'artemisia “glacialis” cresce anche spontaneamente anche sopra i 3000 metri su terreni che i ghiacciai lasciano scoperti durante lo scioglimento primaverile, ma ne e' vietata la raccolta.
La pianta cresce in estate e fiorisce in autunno come una specie di cespuglio ed i fiori sono maschi e femmine e vengono raccolti nel momento di massima fioritura. Il maschio, e' piu' profumato ed e' il preferito per produrre il prezioso elisir.. Per avere quantita' sufficienti alla produzione le piante vengono coltivate da persone che nel corso degli anni hanno acquisito la specializzazione in questa difficile coltura. Una di queste persone e' Matteo Laugero che nell'alta Val Maira, nel Cuneese, coltiva piante officinali impiegando esclusivamente metodi di agricoltura biologica integrati ultimamente dalla biodinamica. Produce oltre allo straordinario genepy anche un'amaro “vero” ottenuto da un' infuso a freddo di erbe, radici e frutti in parte coltivati, in parte raccolti in natura.
Insomma un vero poeta del distillato di montagna che allieta e scalda i cuori durante le fredde serate invernali, unico problema, vista l'esigua produzione e' la reperibilita', ma al Dente li troverete sempre, promesso!

“Songbook” la rasccolta di Gordon Lightfoot e' un abbinamento decisamente appropriato:

lunedì 23 febbraio 2009

dazed and confused



il titolo della canzone dei Led Zeppelin è anche un gran film (praticamente sconosciuto) di Richard Liklater e calza a pennello a questi ultimi giorni di casino.....lavoro (troppo), lutti, compassione (patire con), la consapevolezza di una perdita, qualcuno che ti dice ma non scrivi più?, due gatti che guardano la tv. Poi arriva la consueta cena di lavoro e questa volta porta la 'prima' del Bianco Riserva 2004 di Paraskos, assaggiato recentemente a Roma e finalmente 'bevuto' e il 'classico' Oslavje 2003 di Radikon. Gran bel bere: stessa regione (Venezia Giulia), uvaggi (ma ora non ho voglia di andare a capire i vitigni utilizzati ma credo siano molto simili), solforosa aggiunta nulla o prossima allo zero; i vini che amo, sani e digeribili.
Dopo la cena mentre guido arriva la consueta e spietata (perché ci azzecca sempre....damn) legge del random dell'iPod, una legge che non fa prigionieri: 'Not Dark Yet' ma nella bellissima interpretazione di Jimmy Lafave, 'Right To Be Wrong' di Joss Stone e ' Homecoming' di Vienna Teng:

I just want to be living as I'm dying
Just like everybody here
Just want to know my little flicker of time is worthwhile
And I don't know where I'm driving to
But I know I'm getting old
And there's a blessing in every moment every mile

Thin white terry bars of soap and a couple little plastic cups
Old Gideons Bible in the nightstand drawer saying "Go on open up"
Well I'll kneel down on the carpet here
Though I never was sure of God
Think tonight I'll give Him the benefit of the doubt

I switch off the lights and imagine that waitress outlined in the bed
Her hair falling all around me
I smile and shake my head
Well we all write our own endings
And we all have our own scars
But tonight I think I see what it's all about


domenica 22 febbraio 2009

il gigante di Serralunga d'Alba


ci ha lasciato.
Avevo deciso di non scrivere nulla su Teobaldo Cappellano, prematuramente scomparso due giorno fa. Tanti avevano gia' scritto sui blog a sui giornali e volevo conservarmene un ricordo piu' "intimo"; poi una sottile malinconia unita alla triste consapevolezza della caducita' della vita mi ha portato a scrivere due righe per ricordare quest'uomo, vigneron polemico ed intransigente, ma sicuramente "vero" come i suoi vini. Il ricordo che mi rimarra' impresso e' quello di un paio di anni fa alla manifestazione ViniVeri, una sorta di anti-vinitaly, dove io e Ciciuxs, soffermati al suo stand a disquisire di "naturalita", Nebiolo (lo chiamava cosi con una b sola perche' e' piu' gentile) e ricette segrete per il chinato, ad un certo punto ci ritrovammo da soli coi bicchieri pieni di Barolo "rupestris" e "otin fiorin", dove fosse andato il nostro eroe non lo sapremo mai... potremmo sognare che era andato a prenotarsi una vigna a piede franco lassu' nel cielo..

..era un vero "traditional man":

sabato 14 febbraio 2009

a windy night in Zena

..così preziosa come il vino così gratis come la tristezza..

Tornando a casa “se ti tagliassero a pezzetti” ed un rewind della serata mi fanno compagnia e pensare che siamo stati bene..


L'appuntamento serale con i fidi pards era nel centro storico di Genova per testare un nuovo locale, la forchetta curiosa , ci avevano detto che si beve solo biodinamico, era d'obbligo la visita..
Avevo parcheggiato dalla basilica di Carignano, come dieci anni fa per il funerale di Fabrizio De Andre', un brivido corre lungo la schiena, quanto manchi Faber a questa citta'.. scendendo lungo i carruggi, da lui tanto amati e a me tanto cari, un gelido vento invernale ci accompagna a destinazione, gli amici sono gia' li' che ci aspettavano, il locale e' una trattoria senza lussi, ma con il necessario per passare una bella serata: i vini “giusti” e una buona cucina di territorio.
Arcese di Vittorio Bera, Morgon di Marcel LaPierre, Frappato di Arianna Occhipinti e Faugères di Leon Barral scaldano gli animi come l'apparizione, in un gonfio piumino nero, del Traditional Man. I ricordi e i progetti si rincorrono senza soluzione di continuita'..
Guido verso levante, nessuno in strada, sara' a causa dell'insolito freddo ma stasera nella citta' superba non faccio strani incontri, la nuda proprieta' dell' anima mi appartiene ancora..
Alla prossima men e che non sia mai l'ultima

mercoledì 11 febbraio 2009

keep your distance


here we go again, cena di lavoro. Tre ospiti: una statunitense, un canadese ed uno spagnolo. Ovvio che scelgo io il vino, mi piace vedere le reazioni ai vini che amo. Parto tranquillo, un vino che è una garanzia, Malvasia 2005 di Kante. Bottiglia svanita con apprezzamenti di tutti. OK saliamo. Bianco Breg Anfora 2003 di Gravner. Poco meno di un mese fa avevo bevuto a casa (con il barrott) il 2001; strepitoso. Qui è un'altra storia come è giusto che sia. E' tutto più carico, a partire dal colore. Credo che vada aspettato, troppo calore (alcol), meno equilibrio ed in definitiva meno eleganza. Reazioni diverse: lo spagnolo pensa ad uno sherry con il canadese che subito dice ma non è dolce! Morale si finisce un po a fatica la bottiglia....ed io che speravo di poter stappare anche un Paraschos.
Accompagnati in albergo vorrei guidare altrove ma poi arriva questa canzone, sarà meglio tornare a casa.

If I cross your path again
Who knows where, who knows when
On some morning without number
On some highway without end
Don't grasp my hand and say
Fate has brought you here today
Fate is only fooling with us, friend

CHORUS
Keep your distance
Keep your distance
When I feel you close to me
What can I do but fall
Keep your distance
Keep your distance
With us it must be all or none at all

It's a desperate game we play
Throw our souls, our lives away
Wounds that can't be mended
And debts that can't be paid
O I played and I got stung
Now I'm biting back my tongue
and I'm sweeping out the footprints
Where I strayed

domenica 8 febbraio 2009

breaking news #1: a volte tornano..

John Popper, corpulento armonicista million seller con i Blues Traveller, torna a marzo in Italia per un mini-tour insieme al “nostro” Jono Manson;
JP ama esibirsi nel nostro paese, aveva infatti gia' messo la sua formidabile armonica a disposizione del “gamblers” tour del 2003, avremo il piacere di rivederlo sui nostri palchi grazie alla grande amicizia che lo lega a Jono.
Le date confermate si possono verificare sul myspace



Un' altro gradito ritorno e' quello di Paolo Bonfanti, dopo l'album di cover "the chosen few" a marzo troveremo sugli scaffali dei negozi di dischi "canzoni di schiena" disco interamente cantato in Italiano con una traccia in dialetto Genovese.
Non e' la prima volta che il Bonfa si cimenta con testi in Italiano, alcuni anni orsono aveva pubblicato un mini cd dal titolo “io non sono io” ormai diventato una rarita' e oggetto di culto fra I collezionisti..

giovedì 5 febbraio 2009

winter hours

Il nuovo disco (il terzo) dei canadesi The Deep Dark Woods uscirà il 17 febbraio ed è un disco fantastico, dove la maturità di questa ancor giovane band raggiunge il livello notevole che già avevano fatto intravedere in precedenza. Le canzoni pur continuando ad omaggiare i loro principali ispiratori, The Band e Gram Parsons su tutti, ha finalmente acquistato quella dose di originalità necessaria a farli amare incondizionatamente. Un paio di canzoni giusto per un assaggio in attesa della pubblicazione. Personalmente spero che esca anche in vinile.

"...The music features rich vocal harmonies and the melodies draw you hypnotically into each song ....."
-Amber Waves of Twang Blog





mercoledì 4 febbraio 2009

a song to remember


Il disco degli Storyhill mi è stato regalato da Chris Cunningham (quello a destra) un paio di anni fa ad Austin, era appena uscito. L'ho ascoltato distrattamente per la prima volta qualche mese fa mentre lo caricavo sul Mac ed ho pensato fosse carino ma nulla di speciale. Ma ieri la mitica funzione random dell'iPod mi ha proposto questa canzone che continua a frullarmi in testa. Istintivamente avevo pensato subito ai Jayhawks ma poi.....
Beh eccola, un disco carino con qualche bella canzone degna di non essere scordata troppo in fretta.


Paradise Lost

from Storyhill (self-titled)

Everybody wants a piece of paradise
A house up on the hill with a view of heaven
Now everyone's here so close together
Paradise is lost and gone forever

Chorus:
When we were young we used to walk out in those fields
And run forever in the backyard woods
Now the old trails disappear in neighborhoods
With streets after what's gone for good

The hills above town used to be the best place
For starry eyed lovers and inspration
Now it's all paved
Every street's a dead end
And empty summer houses stand all along them

Chorus

Now there's no trespassing
There's no going back again
I only hope you remember
The way it was, what we had back then

Chorus

Everybody wants a piece of paradise
A house up on the hill with a view of heaven



lunedì 2 febbraio 2009

incontri romani


E' valsa la pena di andare alla manifestazione Vini Naturali a Roma.  Si é rinnovato il piacere di incontrare produttori di cui apprezzo quotidianamente il frutto del loro lavoro (Donati, La Stoppa, Occhipinti, Pepe) unito alla conoscenza di nuovi che magari in precedenza non avevo preso in dovuta considerazione. E sto giro sono stati in diversi ad avermi 'colpito': lo sloveno Aleks Klinec con il Tokai e la Malvasia, Paraschos con i suoi Collio solforosa free, i Clivi anche lui dal Collio, i fantastici Montalcino di Campi di Fonterenza che mi ricordano tanto quelli di Florio di Paradiso di Manfredi, i grandissimi Montefalco di Paolo Bea che volevo assaggiare da tempo, la conferma di Corte Sant'Alda della simpaticissima Marinella Camerani, l'atteso assaggio (colpa di un bellissimo articolo di Porthos) dei vini austriaci di Pretterebner il cui Pinot Nero é sorprendente. E' stato bello conoscere i loro vini ma soprattutto conoscere loro, i produttori, e quanta passione mettono in quello che fanno.

Proprio per quanto ho colto nell'assaggiare i loro vini e nel parlare con loro, devo dire che é stato un 'amore' a prima vista con Clémentine Bouvéron e Gian Marco Antonuzi dell'Azienda Agricola Le Coste. Nelle loro parole ho trovato quanto avevo intravisto assaggiando i loro vini (in un contesto che non é di certo l'ideale per 'ascoltare' al meglio un vino), il frutto di due giovani che hanno iniziato da solo quattro anni ma che sanno quello che vogliono raggiungere e ci stanno arrivando; ho trovato l'amore per la loro terra e tutta la fatica che questo amore comporta, il lavorare pulito, il rispetto per la terra ed il consumatore. 
La lora azienda si trova a Gradoli in provincia di Viterbo sul lago di Bolsena. E' una zona che non conosco ma spero di poterla visitare presto. Hanno tre ettari non ancora produttivi e nel frattempo ne hanno affittati altri due di vecchie vigne tra i 40 ed i 60 anni. I vitigni bianchi sono procanico, moscato e malvasia; i rossi grechetto ed aleatico.

Con queste uve fanno 'Il Rosso' e il Rosso Più', con il secondo che è una selezione delle migliori vigne ed il 'Bianco' ed il 'Bianco del Paino', il secondo vinificato con macerazione sulle bucce.
Ho avuto anche il piacere di assaggiare un Aleatico passito dalle potenzialità in divenire direi infinite. Chissà se e quando vedrà la luce dato anche che la quantità è pochissima.
La produzione è molto bassa e non é facilmente reperibile. Quando il vino è pronto mandano una mail ai loro abituali clienti e raccolgono le ordinazioni. Se per caso qualcuno è interessato li può contattare qui: lecostedigradoli@hotmail.com
Presto sarà disponibile il bianco ed aspetto la loro mail...

canzone in abbinamento: vino vero richiede musica vera e cosa c'è di più vero di Townes Van Zandt?:
Sometimes I don't know where this dirty road is taking me
Sometimes I can't even see the reason why
I guess I keep on gamblin', lots of booze and lots of ramblin'
It's easier than just a-waitin' 'round to die