lunedì 30 marzo 2009

canzoni di schiena ed il ricordo di Max (di Guido Festinese)

Era da un bel po’ di tempo che, da lassù, in quel settore del Paradiso che ha come insegna « Broken Hearts & Spare Partes », non ci arrivava la voce di Max Parodi. “Sì, va bene, sto imparando anche ad apprezzare il gregoriano. E ti giuro, Gabriele, che sono stato buono e zitto quando mi hai fatto sciroppare tutta la Passione di Giovanni. Io avevo altre passioni, e allora? Non sai leggere, tu che sei il Boss del quartiere, tu e quell’altro vecchio hippie svaporato di Pietro, tutto il giorno a far tintinnare quel mazzone di chiavi, che sembra un metallaro in là con gli anni, invece che un Santo? Non per buttarla in polemica, ma se uno è – scusa, ero - un “prigioniero del rock ‘n’roll” non potete pensare che qui (cibo perfetto, birre alla temperatura giusta, bei film, niente da dire) uno non rimpianga un sano assalto di watt, una bella telecaster, un Marshall che fuma come un turco con l’enfisema. Allora? Me lo fate ascoltare un po’ di rock? Ah sì, e che sarebbe? Fammi vedere, butta giù le zampe, Gabriele, che va a finire che mi rifili col trucco un’altra Passione. Fa vedere, mica te lo rubo. Anzi metti nel lettore. Blues, cazzo, e come Dio comanda (scusa, scusa, non volevo: non lo dico più). E’ Paolino, accidenti. E quell’altro? Roy Rogers. Sì, lo so facile ironia: nella vita poteva fare il blue jeans o il chitarrista, qui ha scelto la seconda. In genovese, pure: vai Paolo. Mica ci ho tatuato sul braccio “Vele ancora tese, bandiera genovese” per niente. Roba tosta. Se il Blues è il grande Pongo che attende di essere modellato, Bonfa è il Grande Plasmatore. Andiamo avanti, dai, che vado di corsa (come? Qui non si va di corsa? E chi te l’ha detto, smidollato di un piumato?), dunque dunque, “Bob sull’Appennino”. Fantastico. Se la sente il Boss (no, non quello del Triangolo, l’altro, con rispetto parlando) la ri-traduce.
Certo che bisogna essere dylaniani sopraffini, per vedere quanto Dylan il Bonfa ci ha stipato dentro. Ne riparliamo tra un cinquant’anni, Paolino? Per me va bene. E ora? “Jimmy e Maria”, cavolo. C’ero, io, quando Bonfa la faceva rotolare a duemila all’ora. Questa è diversa, ha un sapore texmex, ha respiro, grazia, si stagliano le parole, la fisa è una grande idea. Parola mia, un capolavoro che tutti i bubola del mondo possono solo tentar di bubolare. E quest’altra? Non ci credo, Paolino in talkin’ puro. Ha tradotto Leo Kottke, Santa Maria (Ahia, belin, che bacchetti, mi scappano, anche questa non la dico più dai: ma guarda che alla Signora piace il rock, ho scoperto, tié, Bernadette). Gran disco, Bonfa, andiamo avanti. Ripetilo, questo piccolo miracolo. Gabry, come si chiama questa? “Qui non ci voglio più stare”. Lo so Bonfa, anche io non ne avevo gran voglia, di dividere l’ossigeno con il Miliardario Ridens, però, cazzo, potevate anche avvertire prima di farmi fare le uscite di scena da filodrammatica: in fin dei conti anche io ne avevo da dirgliene. Sì, lo so, Bonfa arriva subito al sodo. E si sente. Mhhh, altro rock, come dici? “Bei tempi andati”. Per me ora lo sono davvero, anche se, prima di entrare in quella maledetta doccia, un disco dei Creedence l’avevo messo da parte, e ce l’ho pure qui. Non ci credi? E aspetta che te lo faccio vedere, razza di Piccione. Però, Bonfa, ora sa fare anche la “storia della storia”? Pazzesco. Speriamo che lo capiscano. Quest’altra invece, l’ho capita da qui: Bonfa è un Genio, sa inoculare fiale rock anche dove il rock era il ricordo di un sospiro: massimo rispetto, come dicono i tuoi colleghi di penne di rango inferiore. Sì, occhei, olrait, “Cosa danno” è un pezzo della gloriosa ditta Stormy Six. E che vi credete, razza di Passeracei Angelici, che il Bonfa non sappia “trattare” roba fine, spessa, modello “rock in opposition”? Lo sa fare, arpisti eterei del mio berretto (ahia, basta: và a finire che mi sembra di avercelo ancora, un corpo). Siamo in fondo, dici? E allora? Vai, non stare lì a farti pulizia tra le piume. In genovese, una ballad. Come si intitola? “Dove a l’è”. Magnifica, ragazzi. Sembra una ninnananna, come quelle che scrivevo io con la Rosa Tatuata. E questa voce? No! E’ Vittorio De Scalzi, belin, senti che classe. Senti allora Gabry, facciamo un patto: io presenzio a tutte le prossime Passioni dei prossimi tremila anni. Tempo ne ho. Tu mi procuri, e subito, quel cazzo di lettore Mp-Angel che vi tenete nascosto tra le piume. No, non negare. Mettici su il Bonfa, che ho da ascoltare qualcosa di decente. E dillo anche alla Signora, se non ti fa troppa soggezione. (Guido Festinese per Max)

sabato 21 marzo 2009

Le mani del vignaiolo e il Gavi del '91

Rendez-Vous e partenza per Novi Ligure, tanta la voglia di incontrarsi e le parole tra noi fanno sembrare la distanza percorsa un piccolo trasferimento. All'arrivo a Cascina degli Ulivi il cartello Attenzione Bambini al Pascolo ci fa riflettere sull'atmosfera che troveremo...
Saluti di rito e piacevolmente accompagnati da Marina ci spostiamo alla vigna Montemarino da Stefano Bellotti che ci aspetta, ed è qui in mezzo alle sue vigne che ci introduce la sua visione di vigneron, fatta di cultura tramandata, di biodinamica, di rispetto nel condurre il vigneto e di lavoro duro e faticoso, basta guardare le sue mani per capire, mani di un'uomo che in vigna ci lavora per davvero, mica i fighetti incravattati del Vinitaly; Bellotti e' un uomo con un intuito e una perspicacia fuori dal comune che lo rendono personaggio unico nella martoriata realtà della docg Gavi, una vera voce fuori dal coro.
Voce fuori da coro che ritrovi tutta nei suoi vini che ti portano a pensare che stai bevendo un Riesling della Mosella quando invece ti hanno versato un suo Gavi del 1991... quanta magia e quante emozioni in quel bicchiere..

tornando a casa questa bella canzone degli Okkervil River ci fa compagnia


Tatix & Roberto “uvaeunquarto” Jacquemod

mercoledì 18 marzo 2009

papaveri e peonie

stasera sarei dovuto essere altrove, sorry Mr. Vites, invece mi é toccato qualcosa di meno piacevole e per consolarmi ho annaffiato a dovere con del buon Kai 2005 di Paraschos. Tornando ha casa mi imbatto in una canzone e l'ascolto a ripetizione. E' di Christian Kjellvander, svedese autore di diversi dischi sia solisti che con la band Loosegoats. Lui è molto bravo, amo i suoi dischi ed aspettavo l'occasione per parlarne. Eccola, una canzone, l'ho ascoltata un mucchio di volte, ma stasera ha da dire più del solito o forse sono io che l'ascolto più attentamente. 'Papaveri e Peonie' è un titolo che non sembrerebbe avere grandi pretese invece....

I wanted you to need me
and I wanted to need you
But the days they proved different:
took action for truth
It's plain it wasn't in the cards for you and for me
'cause you can't live off laughter and luxury

When you couldn't be loved
you were left with feared
Passed admiration contempt is reared
Considered all the things i had with you
Considered all the things i had to do

I wanted you to need me
and I wanted to need you
But the days they proved different:
took action for truth
It's plain it wasn't in the cards
for you and for me
'cause you can't live
off laughter and luxury

You spin your web of sorrow and dreams
Your life's a poem, or so it seems
One too many drunken nights,
One too many unfeathering fights

So move on, move in, move out
There's a light that lurks in the shadows of doubt
Carry on, carry in, carry out
In this action is what you carry about

So I found a girl who needed me
and you know I need her too
And it's plain that it's all in the cards for her and for me
'cause you cant live off love, laughter and luxury
Yes, you can live like poppies and peonies


martedì 17 marzo 2009

brother jono and the last wines of winter (take 2)



il 'nostro' Jono ha appena concluso un nuovo tour in Italia in compagnia di John Popper, leader dei Blues Traveler. I due sono legati da lunghi anni di amicizia cementatasi sul palco dell'ormai defunto Nightingale di New York. Sto giro sono stato presente a solo due date e stasera uno stanchissimo, Jono è passato a salutarmi prima di partire. Mi ha confermato che il tour è andato bene ed i suoi programmi futuri. Al rientro si fermerà a NY per mixare il disco di Tao Seeger (nipote di Pete), da lui prodotto ed il 3 maggio lo accompagnerà nel concerto del Madison Square Garden per i 90 anni di Pete dove suoneranno parecchi illustri colleghi. Inoltre Jono e Popper stanno terminando il loro disco insieme che si preannuncia molto interessante, speriamo trovino un'etichetta (magari valdostana) che pubblichi il loro disco anche qui da noi.
In tutti i concerti del tour questa grande canzone non è mai mancata:

The Mountains Win Again
Words & Music by B. Sheehan


I pick up my smile put it in my pocket
Hold it for a while try not to have to drop it
Men are not to cry so how am I to stop it
Keep it all inside don't show how much she rocked ya

Ooh can you feel the same
Ooh you gotta love the pain
Ooh it looks like rain again
Ooh I feel it comin' in
The mountains win again
The mountains win again

Dreams we dreamed at night were never meant to come to life
I can't understand the ease she pulled away her hand
This time in my life I was hurt enough to care
I guess from now on I'll be careful what I share

Ooh can you feel the same
Ooh ya gotta love the pain
Ooh it looks like rain again
Yeah feel it comin' in
The mountains win again

A pocket is no place for a smile anyway
Someday I will find love again will blow my mind
Maybe it will be that love that got away from me
Is there a line to write that could make you cry tonight
Can you feel the same
Yeah ya gotta love the pain
Ooh it looks like rain again
Ooh feel it comin' in
The mountains win again
Ooh the mountains win again


Sabato scorso è stata anche l'occasione per un'altra sessione di 'the last wines of winter', un po' con la scusa di far assaggiare qualche vino naturale 'nuovo' al coinquilino di questo blog. 
Il Vermentino 2004 di Dettori é una meraviglia (grazie Jean P!!). Dimenticatevi, anzi lasciate pure perdere, i Vermentino sardi che avete bevuto sino ad ora, tutti più o meno uguali e di una banalità disarmante. Questo è IL Vermentino, frutto di quella straordinaria zona della Sardegna che si chiama Romangia. La limpidezza prossima al nulla all'inizio potrebbe spiazzare qualche fresco frequentatore di corsi sul vino ma appena si avvicina il naso, dopo un'adeguata ossigenazione, e lo si comincia a sorseggiare si apre un mondo affascinante che non può lasciare insensibile davanti a tanta meraviglia nemmeno chi ha bevuto aranciata fino al giorno prima.
Da rivedere il Dinavolo 2006, fratello dell'Ageno e frutto della stessa mano, quella del bravo Giulio Armani de La Stoppa. Forse ancora acerbo, verde, tannico, mi sono posto la domanda a che cibo lo avrei abbinato ma non ho trovato risposta. Credo occorra aspettarlo.
Il Rosso di Montalcino 2006 di Campi di Fonterenza ed il Geos 2004 di Fattoria Castellina, due belle conferme (ultimamente li ho bevuti spesso) di aziende che lavorano in modo serio e che sono garanzia di bel bere.

venerdì 13 marzo 2009

Il divorzio dei tre bicchieri

dopo ventidue anni Slow Food lascia al Gambero Rosso la ipercorteggiata guida ai vini d'Italia; miriadi di aziende vitivinicole per anni hanno fatto carte false per accappararsi i fantomatici tre bicchieri su questa pubblicazione (sigh!).
Ora, pur con consapevole ritardo, il guru del movimento del Cibo Lento, Carlin Petrini prende una posizione forte ed importante. Queste le sue parole di commiato dalla guida e dal Crostaceo Rosso:
“ci prendiamo una pausa di riflessione allargando il dibattito a tutti i nostri iscritti, puo' e deve cambiare il modo di giudicare un vino, non piu' solo cio' che c'e' nella bottiglia, ma anche la sua sostenibilita' ambientale e l'etica della produzione” La linea e' quella tracciata dal movimento Vignerons d'Europe e nell'incontro organizzato a Montpellier ha aggiunto “tornate nelle vigne, meno marketing, meno pubbliche relazioni. Fate il vino non per il gusto dei critici e delle commissioni di degustazione, ma sopratutto perche' piace prima di tutto a voi e non dimenticate che la terra va rispettata, sempre”.
Belle parole Carlin Petrini, onore al merito e benvenuto “on the right side”..!
Contestualmente iniziera' l'inesorabile declino della Guida ai vini d'Italia e del suo guru Daniele Cernilli? Se cosi fosse noi armadilli non avremmo da rammaricarcene..

domenica 8 marzo 2009

amarcord

alcune foto, magicamente apparse nel mio profilo su facebook, mi hanno riportato inesorabilmente indietro negli anni, una trentina malcontati.. Inevitabile ripercorrerli a ritroso con i ricordi che si rincorrono e si lacerano .. bei tempi! Frequentavo la piazza della chiesa di Courmayeur dove i piu' fortunati aprivano le portiere della macchina (regalo di mamma e papa' per la maturita') per sparare a manetta i watt dei loro impianti, solitamente Pioneer o Alpine; ricordo di aver sentito cosi' le prime note di “next of Khin” di Greg Khin, gran disco, di Southside Johnny & the Asbury Jukes “reach up and touch the sky” un doppio live magnifico, e poi il pop di gran classe degli Housemartins di “London 0 Hull 4 “

All'imbrunire ci si rifugiava nel bar di Jean Passin per bere qualcosa, solitamente un gin'n tonic fatto con Gordon e Schweppes e per allora era gia' tanto..; frequentavo Alberto Fortis, cantautore sottovalutato

e Fabio Nosotti, mitico fotografo che ha immortalato tutti i grandi del rock, e non ancora ossessionati da computer, telefonini, ipod e altre diavolerie tecnologiche, si passava la serata a corteggiare le ragazze, giocare a master mind e ascoltando i Grateful Dead e David Crosby di cui Jean e' fan da sempre.
Arriveranno lo yuppismo (sigh!), l'edonismo Reaganiano, il body building (doppio sigh!), “quelli della notte” e tanta leggerezza, non so voi ma io nonostante tutto quei tempi li rimpiango un po'...

venerdì 6 marzo 2009

other lives


Il disco d'esordio degli Other Lives uscirà il prossimo 7 aprile ed è bellissimo. Sono di Stillwater, Ok ma non hanno nulla a che fare con la scena Red Dirt (Jimmy Lafave, Bob Childers, Red Dirt Rangers e molti altri). La loro è musica d'atmosfera con tinte a volte drammatiche e molto coinvolgenti. Disco dai toni invernali o autunnali che presto dovrò abbandonare per qualcosa di più solare ma me ne ricorderò per il prossimo freddo. La voce ed il piano di Jesse Tabish sono il filo conduttore del disco. La band è davvero molto brava con menzione speciale per la violoncellista Jenny Hsu. 'Black Tables' è veramente grande, qui in una versione dal vivo.


Disco da centellinare con un grande rum full proof come il Caroni 1976.

martedì 3 marzo 2009

the last wines of winter

Sabato era una splendida giornata su al Dente, anche se viziata dalla totale assenza di nuvole. Ideale per una bella bevuta, ops volevo dire degustazione, in maniche di camicia al sole. ed è nata una bella sequenza:
- Substance di Jacques Selosse, un champagne blanc de blancs semplicemente straordinario, purtroppo dal prezzo proibitivo. Emozionante.
- Puilly-Fuissè Tradition 2004 di Domaine Valette, chardonnay vero, fine ed elegante, un grande di Borgogna ad un prezzo onesto.
- Bourgogne Pinot Noir 2007 di Philippe Pacalet, la Borgogna chiama ovviamente un Pinot Noir e Pacalet è una sicurezza anche con il suo base.
- Arbois Pupillin Poulsard 2007 di Pierre Overnoy, dal fascino inconfondibile, lo considero un vino non 'semplice', ai primi assaggi ho fatto fatica a comprenderlo ma ora sono un fan totale dei vini di Overnoy.
- il gran finale, la 'sorpresa' della giornata, Samonios 1994 di Olivier Cousin, uno Chenin pazzesco con profumi di fichi, datteri e prugne secche da paura, totalmente privo di solforosa aggiunta, peccato che la bottiglia sia solo da 0,50!

Inutile dire che il rientro a Milano sia stato un po' 'faticoso', ci si arrangia con caramelle, sigarette e musica, anche perché il mood da 'dazed and confused' è sempre in agguato.
Tac, ecco una bella canzoncina pop di qualche anno fa, perfetta. Ma lo é veramente 'solo' una canzoncina pop?

This is how it works   It feels a little worse   Than when we drove our hearse
Right through that screaming crowd   While laughing up a storm   Until we were just bone
Until it got so warm   That none of us could sleep   And all the styrofoam   Began to melt away
We tried to find some words   To aid in the decay   But none of them were home
Inside their catacomb   A million ancient bees   Began to sting our knees   While we were on our knees   Praying that disease   Would leave the ones we love   And never come again

On the radio
We heard November Rain
That solo's really long
But it's a pretty song
We listened to it twice
'Cause the DJ was asleep

This is how it works   You're young until you're not   You love until you don't   You try until you can't   You laugh until you cry   
You cry until you laugh   And everyone must breath   Until their dying breath

No, this is how it works   You peer inside yourself   You take the things you like
And try to love the things you took   And then you take that love you made
And stick it into some   Someone else's heart   Pumping someone else's blood
And walking arm in arm   You hope it don't get harmed   But even if it does
You'll just do it all again