domenica 27 marzo 2011

Faro Palari

verticalina scomposta ('98-'01-'02-'05)

Ogni tanto bisogna sapersi gratificare con dei piccoli regali cogliendo l'attimo e senza aspettare qualcosa o qualcuno che fornisca l'alibi per farlo, questa è una di quelle volte..

Scendere in cantina ed avere l'impressione che alcune bottiglie siano in attesa di essere stappate non fa altro che avvalorare questa teoria. E' sempre gradito un Faro Palari che seppur non appartenendo alla categoria dei “naturali” di norma elargisce buone sensazioni olfattive e palatali.

Aprire poi in comtemporanea annate così diverse non puo' che essere un buon ripasso della nozioni basiche apprese sui banchi del corso Ais, a colori e profumi diversi, come è lecito aspettarsi, corrisponde un profilo gustativo altrettanto sfaccettato. Le uve che compongo il Faro di Salvatore Geraci (che verso la fine degli anni ’80 era conosciuto a Messina e dintorni per la sua bravura come architetto) sono le autoctone Nerello Mascalese, Cappuccio, Nocera, Calabrese, Acitana, Jacchè e Tignolino, e gia' questo mi fa godere, niente Merlot, Cabernet o improbabili vitigni internazionali, pero' a pensarci bene un pochino di Petit Verdot ci sarebbe stato bene...

1998 unghia aranciata stile monaco buddista tendente al trasparente, naso Etnoso/lavico con note di tabacco da pipa Olandese Coopvaert, cacao Domori ed evidenti note ossidative “rust never sleep”, in bocca una discreta freschezza lo rende fragrante e di piacevole beva. Quarto.

2001 rosso rubino sangue di piccione di media trasparenza e unghia sfumata, toni speziati di rosa rossa di Moncalieri, nuces muscatae delle Molucche e pepe nero di Sechuan. Equilibrato ed elegante nell'assaggi, buona PAI e discreta profondita'. Terzo.

2002 rosso rubino abbastanza compatto, naso intenso ed elengantissimo di confettura di ciliegie di Vignola e Ceylon's cinnamon con finale di tè al cardamomo..Fine e prodondo al gusto, equilibrato, dolce/tannico di fine seta di San Leucio. Il mio preferito.

2005 di luminoso colore rubino limpido offre al naso un mix di rara eleganza con polpa rossa, spezie fragranti delle Indie e incenso da chiesa, chiude con un finale di stecca di Glycyrrhiza glabr dell'Eurasia. All'assaggio è salmastro/iodato con rotondita' e gusto. Seconda posizione.


E pensare che i soloni dell'Ais faticano a stare al passo coi tempi continuando a pensare che la degustazione di un vino sia solo un fatto tecnico privo di emozioni...mah..


Lucinda Wiliams mi ha fatto compagnia durante la degustazione:

The first time I saw you, you made me melt
The last time I saw you, you hit below the belt
You might have a beautiful mouth, you might have beautiful eyes
But sooner or later it all goes south when you tell too many lies
And now you want somebody to be your buttercup
Good luck finding your buttercup
Good luck finding your buttercup
Good luck finding your buttercup

8 commenti:

  1. e pensare che il faro palari lo riconosco per il "chinotto"

    F.

    RispondiElimina
  2. acc..il chinotto non l'ho sentito, forse in qualche altra annata insieme alla foglia di eucalipto...;-)

    RispondiElimina
  3. Penso al Faro.. ;-)

    Mi sono consolato per non avere neanche un'armadillo a farmi compagnia...

    Cmq in cantinetta ce n'è ancora di quella roba lì al chinotto..

    RispondiElimina
  4. Meno male, per il Borgogna dell'Etna qualche km si può sempre fare...

    RispondiElimina
  5. Ora c'e' Bonavita a fargli compagnia sul Faro (messinese non sanremese)

    RispondiElimina
  6. E sì Bonavita, ottimo! Sono in attesa dell'uscita della nuova annata... Beviamoci un Faro col Guardiano del Faro sara' il nostro motto ;-)

    RispondiElimina
  7. Bando alle ciance,attendiamo dettagliata rece di dove sei stato a mangiare ultimamente ;-)

    RispondiElimina