giovedì 8 dicembre 2011

L'Immacolata

- del Guardiano del Faro -

Uff, tutto di un fiato, spero di farcela, vado

Lei sugli ottantadue, l’altra sui settantanove, la prima con un curioso abbigliamento vagamente militaresco, con tanto di fregi , onoreficenze e bottoni stampati a ferro e fuoco; un capo spalla di tessuto tipo loden, blu, degno di un alto grado militare a riposo, probabilmente recuperato a brandelli e mostrine da una divisa di un marito mancato da chissà quanti anni.

L’altra con un look molto più attuale, maglia a dolce vita beige, collana di perle vere, i gioielli anche di sua sorella e pelliccia di visone alla caviglia comprata negli anni cinquanta da un altro marito, sicuramente mancato da tempo immemore anche lui.

Niente di nuovo penso, le gite delle vedove sono all’ordine del giorno in questo periodo dell’anno, su fa freddo, e allora scendono a prolungare l’agonia, non si sa mai, un raffreddore potrebbe essere letale tra le nebbie. Qui si fanno una passeggiata sul viale che porta al cimitero degli elefanti ricordando quei brav’uomini che le hanno sopportate così a lungo ma non abbastanza, non oltre il limite dell' umanamente possibile. Non se la possono far mancare la vacanza immacolata, ne hanno una collection di week end dell'immacolata, o non ci sono più case vacanze per le vedove dei reduci. Forse il comune di Bordighera non ha più provveduto, non so, non sono ben informato, ma quel che conta e che alla fine della struggente conversazione pregna di ricordi bellissimi quanto lontani ci vorrà pure un buon caffè mentre il sole si assenta verso le 17.

Un caffè con una goccia di latte caldo, tanto per ammazzare anche questa mezzora, al tavolo più vicino al banco. Dolcificante per una linea e pasticcino a fianco per un contrario. Ma no, non sono turiste, o almeno non da pullman della gita delle vedove, sono le eredi di seconde case che già il nonno del bisnonno aveva previsto quale uso secondario. Chiedono al trentenne che sta dietro al bancone se ha visto recentemente Giacinto, il barman che le serviva nel '52; il ragazzo nega con un amaro sorriso ma si rende disponibile a fornire un numero di telefono, lo vogliono, lui se la cava infiorettando un giro di parole che tenderebbe a far capire che laggiù non c'è campo, neanche quello, solo cemento.

I drammi del giorno, lasciando per un momento indietro l’insipienza del medico generico: il primo è il ritorno dell’Ici , il secondo l’aggiornamento delle pensioni, il terzo – imprevedibile - è il macellaio! Colui che si è permesso di consigliare alla vedova del reduce di guerra, comunque morto per esaurimento cellulare delle sue, alcune frattaglie, perché – secondo lui – e anche secondo me, indispensabili per la ricetta classica della cima alla genovese, piatto tradizionale che la signora aveva in mente di proporre alle generazioni di parenti ospiti durante il ponte dell’Immacolata, scesi con la scusa di un pranzo dalla zia/nonna , ma in realtà sicuramente più attenti a come trasformare a breve il mausoleo, o come dire, in attesa di prendere possesso dell’ottocentesca abitazione per motivi divini.

Il blasfemo macellaio si sarebbe permesso di confezionare tutto il necessario all’insaputa - è zona - della signora rimasta terrorizzata dalla brutta fine fatta dalle persone morte in Italia di BSE, sindrome da mucca pazza per capirci. Tutti i tagli necessari, filoni, animelle e cervello compreso. Orrore esclamò la reduce. Ha letto sull’ultimo numero di un mensile di uncinetto che la cima alla genovese si fa ormai con la carne magra di vitello, poveri bambini se no, non tanto per lei che non ha paura di morire, ma i bimbi… Qualcuno tra i clienti del macellaio si sarebbe permesso di inserirsi nella conversazione facendo notare che in Italia non è morto nessuno ufficialmente di quella merda messa in giro dagli inglesi, che però sono in giro ancora in parecchi da queste parti, e che si risentono spesso quando gli fai notare con sottili sottintesi quanto sono stati, storicamente, come dire, no, non lo dico, proprio perché sono persone molto sensibili, e io di più, e quindi potrei far saltare il coperchio della pentola a pressione con quelli. E’ colpa dei giornalisti dice l’altra, sempre a cavalcare l’onda dello scoop, sempre a mordere la carne, fino all'osso, e mai a mollarlo finché l'ultimo femore non si sia raffreddato. I giornalisti, non serve neppure aggiungere un aggettivo, è già tutto incluso nel termine, se lo sono guadagnato con gli anni il rispetto che meritano. Vanno avanti una mezzora, finalmente salta fuori il nome del macellaio. Lo conosco, ovvio, è il mio confessore dei peccati della carne.

Lo vado a trovare in negozio: ciao Carlo, dammi del prè salè e un pezzo di salsiccia per il ragù. Che ha poi comprato la vecchia che voleva fare la cima ma aveva paura di morire di mucca pazza istantanea? Ha preso mezzo chilo di trippa da fare in umido e i sette tagli per il bollito.


- gdf immaculate collection -
( Per Cristina )

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