domenica 29 aprile 2012

Stufi del solito Petrus?


- gdf 2012 -

Il Bancomat vi ha sputato in tutti e due gli occhi? Il commercialista vi ha presentato la rate dell’INPS 2012? Il Tutor vi ha colpito ancora e ripetutamente alle spalle? Ecco, se nonostante tutto vi piace ancora il Merlot qui ci sarebbe una medicina omeopatica offerta a costi contenuti che vi farà tornare il sorriso sulle labbra senza tingerle di blu dolcetto.
Mi rimane ignoto il perché e la relativa risposta. Voglio dire - se ci riesco - vorrei chiedere per la millesima volta ai produttori di vino che non indicano in etichetta né i vitigni né l’annata se lo fanno per metterci in imbarazzo o perché amanti dei quiz. Però in questo caso non si tratta di negligenza o di pigrizia, comunque a norma di legge - ça va sans dire - perché il primo e il secondo segreto d'Issogne si sveleranno facilmente. Inoltre mi fa piacere  parlare di qualche vino italiano in mezzo a tanti francesi, di cui mi occupo per il 90% del tempo. E quindi ecco qui questa bella etichetta italiana...



So dov’è Issogne ma non conosco questo produttore, che sto analizzando psicologicamente attraverso il suo vino. Vi spiego, l’annata non c’è in etichetta, ma per scoprirla basta levare la capsula: et voilà! Poi, la citazione occultata del vitigno. Per scoprire il secondo segreto d’Issogne versatene un bicchiere e metteteci dentro il naso. Questo vino sa di Merlot. Non voglio neanche perdere una battuta scritta dispersa nei descrittivi fantasiosi, tra ciliegie, amarene e un finale vagamente tostato al caffè mi son perso la sequenza classica di un fresco  Merlot. Ne volete ancora? E' buono!



sabato 28 aprile 2012

Domaine Morey Coffinet



- del Guardiano del Faro -


E’ il flemmatico Thiebault Morey, "l'inglese", ad accoglierci affabilmente, con un aplomb indiscutibilmente molto british, ed invitarci immediatamente a scendere verre à la main nelle cantine scavate dai monaci nel XVI secolo. L’ambientazione è fascinosa, le spiegazioni semplici, i vini verticali e lineari come chi, a meno di 30 anni, ha preso in mano i destini di questo piccolo Domaine di 8,5 ettari confluiti dai Domaine di Marc Morey e di Fernand Coffinet. Tutto abbastanza normale e piuttosto classico da queste parti, dove l’incrocio di cognomi storici continua a creare diverse etichette da quelle classiche. In questo caso il rinnovo dell’etichetta è puramente estetico, mentre i vini, più o meno recenti, si svelano attraverso una freschezza e un bouquet stretto di profumi è una pulizia in bocca encomiabile.


Il Domaine dispone di diverse parcelle di primo piano sul comune di residenza quali Caillerets, En Remilly, Dent de Chien, La Romanée ecc. Oltre a questo, esiste anche una piccola produzione di vini rossi - pinot noir ovviamente - che sul comune di Chassagne non raggiunge la sommità qualitativa di quasi tutti gli altri comuni della Cote d’Or, ma che ci volete fare, la tradizione va rispettata da queste parti, e le originalità evidenziate.


Punta qualitativa della produzione del Domaine è però rappresentata dalle due piccole parcelle figlie ( in parte ) del comune di Puligny. Si tratta della nobile appellation Puligny Montrachet 1er cru Les Pucelles, noto per le meravigliose riuscite del Domaine Leflaive, e di qualche rango di vigna presente tra i muretti del Grand Cru Batard Montrachet. Manco a dirlo, in fase di degustazione, le differenze saltano al naso con una evidenza  che da queste parti danno per scontata, ma per noi del sud delle Alpi rimane sempre una bella dimostrazione di vin du terroir.


Freschissimi e dritti i 2010 di Thiebault Morey, dove, a parte le belle riuscite sul comune di Chassagne, emergono i due campioni di Puligny, ricchi di materia, tale da foderare la bocca, quasi polposi tra lingua e palato. Diversamente minerali i premier cru di Chassagne, ma nel complesso una bella coerenza generale sulla produzione annuale di circa 50-60.000 bottiglie, tutte vendute senza troppe ansie. Ma per chi volesse metterci dentro il naso, questi vini sono disponibili anche in Italia, regolarmente importati ( da poco tempo ) da Gaja Distribuzione.


Thiebault è certamente un buon chef de cave, i suoi vini sono buoni, però a noi stava per rimanere sullo stomaco il dubbio su come fossero quelli che faceva suo papà. Nessun problema, tire bouchon à la main e via il tappo ad uno Chassagne Morgeot 1996 che ci ha immediatamente fatto capire che anche il vecchio (mica tanto) papà Michel sapeva il fatto suo. Eccome!





- gdf 2012 -


giovedì 26 aprile 2012

... subito prima del faro...


- gdf 2012 -

...La nostra famiglia si è impegnata volentieri ad affrontare l’enorme lavoro necessario a ricostruire e riportare in produzione questo bel vigneto situato nella parte meridionale dell’isola, subito prima del faro che domina la punta di Capel Rosso...




Si, non c'è dubbio, questo è un vino da Guardiano del Faro: il blu del mare e il giallo del sole. La lentezza, i colpi di luce che tornano e ritornano ritmati con cadenza continua lo confermano: questo è un vino per solitari, un vino meditativo, quasi filosofico. Un vino importante per le sue origini e per la conservazione e lo sviluppo di un territorio apparentemente ostile o comunque molto impegnativo da coltivare. La frutta matura del Mediterraneo, il calore del sole, le erbe aromatiche dell'arcipelago Toscano e fiori come la ginestra confortano il riposo di un gdf bretone. Il sale che stuzzica la lingua, la dolcezza del frutto che accarezza il palato, l'alcol che ti avvolge (quasi 14 gradi). Cosa mi manca? Non mi dovrebbe mancar niente. Io però sono da fari bretoni. Da freschezze oceaniche, da acidità da lungo Loira, da salmastro d'ostrica. Ma un buon gdf dovrebbe anche pensare che di fari da governare ce ne sono anche sulle placide isole mediterranee, e quindi sarà appagante godersi il caldo e il sole per una volta, anzi, che bello assopirsi nel tepore tirrenico, in un prato, sotto un leccio, con la tranquillità che il tempo sarà buono tutto il giorno, che non ci saranno improvvise mareggiate o  impreviste burrasche a farmi sobbalzare dal torpore; il mare sarà calmo e piatto come l'olio e nulla disturberà il riposo del palato del Guardiano del Faro. In ultimo un'avvertenza, un avviso ai naviganti: il tempo massimo necessario per terminare la bottiglia  a stile libero in vasca lunga non supera i 50 minuti.

Il giallo del sole e l'azzurro del Tirreno


mercoledì 25 aprile 2012

The Cook


- del Guardiano del Faro -


La bambina seduta al tavolo nel centro della sala è elegante quanto educata. Si accomoda, conversa con il personale, prende accordi e poi si beve un bicchier d’acqua. Si guarda attorno senza nessun imbarazzo e attende. Il maitre evidentemente la conosce, deve essere una habituè, una piccola habituè che frequenta questo ristorante - il migliore della Riviera di Levante - con disinvoltura e uno stile degno di una maturità ben superiore. La immagino nel ruolo di una giovanissima ereditiera con tanto di autista che la attende con la Bentley fuori dalla porta del locale. La zona è piena di ville di proprietà di famiglie con uno storico importante e con un portafogli ancora di un certo spessore, quindi perché no.

Che invidia! Non tanto per la sua ipotetica ricchezza economica ma per la sua innata disinvoltura e l’eleganza nell’abbigliamento – la mamma lo sarà altrettanto – e soprattutto per quello che gli sta arrivando nel piatto. 


Sbircio di nascosto, per non metterla in imbarazzo, ma quello sembra proprio un supplì, un golosissimo supplì. E poi? E poi gli arriva un croccantissimo fritto di calamaretti, o di totanetti; da distante non riesco ancora a  discriminare la varietà e il sesso di un cefalopode ma il profumo è già al mio tavolo. A fianco ha una ciotolina con una salsa, forse calda. Mi scende un rivolo di saliva sul mento. Spero che quella cosa meravigliosa – lo capisco dalla faccia che fa mentre  la mangia – spero che quella cosa arrivi anche a me, lo vorrei anch’io quel piatto. Spero che sia come sembra, buonissimo e apparentemente semplice. E lo è. Il novellame fritto da intingere nello zabaione di aceto balsamico è proprio così: apparentemente semplice ma buonissimo, quasi come scoprire che la patatina stick, quando è fritta, si tuffa con infinito piacere nel ketchup. Che bello avere un papà in cucina che sa fare il cuoco in questo modo, molto meglio di aver fuori dalla porta un autista con la Bentley.  Molto meglio The Cook.

Ivano Ricchebono: The Cook. E' nel mio storico andare immediatamente d'accordo, a pelle, dopo trenta secondi, con quelli alti almeno un metro e ottanta e che pesano almeno 90 chili. Non mi hanno mai fatto paura,  anzi, il contrario.

La focaccia, a Genova, e dove se no la miglior focaccia...
Croccante e friabile su crema di zucchine trombetta, due gocce di balsamico, due foglie di origano.
E in mezzo la golosità occultata di un piccolo gambero di Santa Margherita
Apprezzabile lo sforzo di fare  diversi tipi di pane in 13 metri quadri di cucina, però la focaccia era più buona.
La coppa di maiale iberico affumicata, maionese di liquirizia ( ! ) Ci sta, ci sta...


Il gran crudo di pesce e  gambero di Santa con  i suoi accompagnamenti ( prima parte )
I contrasti sono diversi, dal cioccolato bianco al pesto, dai piselli alla senape, fino al rosso d'uovo.
Fuori, sul Viale delle Palme, ci sarebbero anche parecchi agrumi appesi agli alberi... magari non proprio quelli, però, why not?
La seconda parte, dall'ostrica al naturale al baccalà. Non è una filosofia che mi affascina particolarmente quella del pesce crudo non lavorato, però intorno a me ci sono almeno venti clienti felici ed entusiasti di questa brillante performance su un tema così gettonato in questi ultimi lustri. Quindi, che fare se non rispettare il gusto degli altri?
Liguria di Levante, questo è un buon Cinqueterre. 
Consigliato da Simone, 27 anni, da sette anni con The Cook. Uno che NON  vi dirà mai che  "la torta di riso è finita"
La carbonara di seppie al nero. Da provare.
Inaspettato quanto ben riuscito il ripieno e anche l'involucro di questa pasta ripiena. C'è dell' anatra dentro e del foie gras fuori. Origano e maggiorana freschi per il profumo e il colore. Da encomio la pulizia nel piatto e dei sapori del piatto.
Quest'uomo ha in mente qualcosa... quest'uomo col fisico da rugbysta, uno che buca il video anche con la Clerici, in questo momento secondo me ha in mente qualche cosa di speciale... Ibra che ha visto un varco nella difesa avversaria.
... il novellame fritto con lo zabaione di aceto balsamico. The Signature Dish of The Cook.
Allora, le acidità servono? Certo che si, e non è detto che debbano essere sfacciate, anzi, così abbigliate di grassezza equilibrano con misura, come nella filosofia dell'acidulè francese.
Sei piemontese? Senti la mancanza del formaggio? Che ne dici di un bob bon di Castelmagno? Apprezzerete la finezza e il senso della misura di una gourmandise inattesa da queste parti.
O di una panna cotta alla cannella, impeccabile.
Qui emerge il ripieno di liquirizia liquida dentro il cioccolatino biondo
Ehilà! Bel colpo Simone! 
Un caffé freddo ? Più o meno... si chiama " Ice-Nespresso-Mou"
E allora no? Però se continui così io non mi scollo più dalla sedia.
The Cook
Via Marco Sala 77/79
Genova Nervi
Tel 010 3202952






- gdf 2012 -




martedì 24 aprile 2012

Chamonix | La Cabane des Praz


- gdf 2012 -


Forse meglio dopo una lunga camminata in montagna di qualche ora, oppure dopo diciotto palline imbucate nel vicino campo da golf. O anche prima, prevedendo, in caso di Tartiflette, una successiva ascesa a piedi a l'Aiguille du Midi. Du midi, appunto, per avere il tempo di digerire e cercando in qualche modo di smaltire i piatti bomba de La Cabane des Praz, delizioso chalet basso in legno chiaro piazzato  lungo la strada che congiunge Chamonix a Martigny. Caldi interni, tessuti ton sur ton, lampade, sculture, pietra chiara, camino acceso ( e te credo, a zero gradi a fine aprile...) mentre fuori accenna a farsi insistente l'ultima neve di primavera.



Bib Gourmand comunque meritato, siamo noi che ormai ci siamo abituati alle delicatezze dei profumi e del basso coefficiente di grasso nel clima della Riviera. Qui è giusto fare così, farsi sentire, a voce alta, perché quando poi torni fuori a combattere con il vento, con la neve e il gelo del Monte Bianco l'effetto strong svanisce in un momento, lasciandoti  il rimpianto di non aver perfino abusato del carrello dei formaggi


Discreto, beverino, ma insomma, la roba buona è un po' diversa...
Terrina di lingua, testina, fegatini... con cipolla, patate e vinaigrette di scalogno
Corroborante zuppa di cipolle gratinata
Confit d'agnello ( sette ore ) con purè al burro...
La Tartiflette: gratin di Reblochon con patate, cipolle, bacon, panna...
Qui ci vuole un vino "serio" . Questo per esempio, che arriva dallo stesso comune di J.L.Chave

Un dolcino? Pan perdu caramellato, con gelato alla vaniglia.
La Cabane des Praz
23, Route du Golf
Praz de Chamonix
74400 Chamonix ( Haute Savoie )


Tel: 0033 (0)4 50532327

http://www.restaurant-cabane.com/

- gdf -