martedì 6 novembre 2012

Antrace



- gdf 2012-

Era solo al tavolo nel dehors ma il venditore di rose cingalese non lo risparmiò comunque. Ci provò ugualmente. E secondo il barman era il minimo che gli potesse capitare, avendolo infastidito con una comanda a dir poco incongrua.  Non si capacitava di aver dovuto mandare a quel tavolo da single un Campari soda e un caffè.

Come si fa a bere un caffè e un Campari soda? Anzi, il contrario. Chiaro che il venditore di rose cingalese pensasse che fossero in due rifletteva il barman,  trovando ovvio che il venditore pensasse che il bevitore di caffè fosse accompagnato da una bevitrice di Campari soda, o anche il contrario, ma dovevano essere in due per sommare quelle due consumazioni, diversamente non poteva essere.

Così il venditore cingalese di rose olandesi coltivate a Taggia o nella periferia di Ankara non riuscì a vendere la sua rosa al bevitore di Campari soda e caffè. Al barman andò peggio, perché sul bancone arrivò una comanda che lo spiazzò ulteriormente, dovendo produrre velocemente un idea che portasse ad accontentare il cliente maghrebino che desiderava un Mojito analcolico.

Per un attimo perse l’ordine mentale, la successione logica, il processo cerebrale deviato lo inquietava, si vedeva chiaramente; i movimenti si fecero frenetici, ma finalmente riuscì a portare a termine anche il Mojito analcolico: gassosa, zucchero di canna, lime pestato e menta. Guardò con disgusto quella sostanza chiara macchiata di  vegetali verdi e brown sugar prima che il cameriere la recapitasse al cliente.

Maledisse anche l'inventore dell'ora legale, che allunga le giornate d'estate, quando sono già lunghe, e accorcia quelle invernali, già corte comunque. Non c'è logica in tutto ciò, pensava a voce alta.

Alla richiesta normale di un Campari shakerato con aggiunta di soda non ci capì più niente. Adesso che gli avevano chiesto una cosa logica, una cosa “normale”, il suo cervello non riuscì più a riordinare i pensieri logicamente, e fu così che la soda fini direttamente nello shaker con il Bitter Campari, la punta di gin e la scorza d’arancio.

La soda si mette dopo, e lui lo sapeva, ma a quel punto dove stava la logica? Al terzo colpo di shaker i colori delle pareti di quel bar, così chiaro in origine, mutarono radicalmente, tingendosi di note rosse e rosate. Feci un gesto consolatorio nella sua direzione, come dire, dai, prima era tutto così gelido, e che tristezza che metteva quella parete bianca. Guarda che bella macchia di colore creativa che  hai inventato.

Il venditore cingalese di rose olandesi coltivate alla periferia di Ankara interpretò diversamente il mio gesto e provò a vendermi una rosa anche se ero solo al banco a bere il mio gin tonic che sapeva un po’ di muffa per colpa della buccia di un limone argentino trattato, trattato male. Appoggiai il triangolo di bruschetta profumata di basilico torbato di serra e di aglio cinese che sapeva di anti muffa da container. Decisi così di comprarmi quella rosa tossica che usai per rimestare il mio disgraziato gin tonic. Una rosa non si nega a nessuno, fosse pure all'antrace.


E per stasera, se non avete ancora quel senso di buco allo stomaco che inviterebbe a mangiare, allora ci sarebbe questo con la coppa piacentina, Lambrusco Novello 2012. E allora no? Non volete sanguinare di stomaco con me?

- gdf 2012-

8 commenti:

  1. Accettare è basilare



    Se vuoi una zebra ti devi tenere anche le strisce (prestazione con l’Inter inclusa) e l’armadillo senza corazza va bene per quelli che leggono, bevono, mangiano e ascoltano distrattamente.

    Ma parliamo di amicizia, perché sul cibo, sul vino sulla capacità di reinventarti la vita, non hai rivali ma sull’amicizia un pari magari lo porto a casa…

    La bellezza surreale dei tuoi racconti e delle immagini che ne traspaiono mi hanno fatto capire da subito che, capita rare volte, avevo davanti una persona straordinaria, straordinariamente difficile ma straordinaria.



    Ma anche fugare…



    Nessun secondo fine, mai (v. interessamento libro sul Porto) ma soprattutto in amicizia, chiusi come ricci ma aperti totalmente con chi lo merita, vedi ho pochi amici e me ne vanto ma a differenza di quello che dici e spero in cuor tuo non pensi io credo di potermeli o almeno volermeli tenere a lungo e se possibile per sempre, sai chi (come noi credo) ha vissuto intensamente i 20 e i 30 non si vuole rassegnare al fatto che le cose cambino, forse per autodifesa adesso accetto che tutto si possa trasformare, la passione (è inevitabile) gli affetti il tempo per condividere…se un tempo non vedevo l’ora di ritrovarmi a parlare ad ascoltare a confidare adesso mi faccio bastare qualche lampo ma non credo siano briciole è la vita, e quando ho avuto bisogno i lampi sono stati continui e hanno illuminato la strada che stavo perdendo.

    Vedi quando togli per attimi la corazza vedo una persona fragile (nel senso bello della parola) buona, sola (come quelli come me che stanno bene in disparte ma che stanno ancor meglio quando possono condividere con qualcuno quella sensibilità che tenuta dentro è dannosa.

    Quando un paio di volte nelle tue mail ti sei aperto più del solito ho capito che l’hai fatto di getto perché sentivi di poterti fidare, sono consapevole che come l’amore anche l’amicizia vada alimentata ma anche del fatto che a differenza dell’amore si possa alimentare anche solo con una mail, un sms, un parere su qualcosa chiesto a qualcuno di un altro pianeta ma che inspiegabilmente sentiamo più vicino…



    Marco G.

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  2. Si, anche del pollo mi piace prendere tutto, ma poi qualcosa scarto.
    L'armadillo è ostico, è chiaro, e pure lui te lo devi prendere con la corazza.
    Sull'amicizia non mai avuto le idee chiare, e forse è per quello che non capisco quando qualcuno mi dice che i veri amici sono quelli che ti porti dietro dall'infanzia. Non me ne ricordo uno di quei tempi, forse mi sono distratto.

    Il libro sul Porto è il mio prossimo progetto, e in qualche modo entro fine anno deciderò come procedere, e sarò eternamente grato a chi mi darà una mano per raggiungere l'obiettivo, perché un obiettivo lo devi avere, se no me ne vado dal web il giorno stesso.

    Non fidarti della fragilità giornaliera, è solo il riflesso di quella notturna, quella si che fa paura.

    Quello che scrivo su una mail, spesso lo scrivo anche in pubblico, perché ho il terrore di dire due cose diverse, invece così non mi sbaglio, dicendo le cose in maniera cristallina non mi sbaglio, e mi fotto quel minimo di amicizia. L'unica differenza è che in pubblico non metto i nomi, mi sembra il minimo.

    Sono autodistruttivo?
    Più che altro provocatore.
    Grazie delle belle parole, non banali, che fanno pensare più che compiacersi.

    gdf

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  3. Ho una notizia buona e una cattiva: una è che i venditori cingalesi di rose sono stanziali, io ne ho uno che mi insegue da dodici anni - l'altra che mancano 24 giorni alla fine di novembre, coraggio colleghi lettori possiamo ancora farcela (magari il 15 ci vediamo nello spogliatoio...)
    Alba (Forza Inter)

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  4. Ho anch’io due notizie una buona e l’altra pure :

    la prima è che chi ha progetti obbiettivi idee non deve aver paura della fragilità notturna

    la seconda è che chi dice le cose in maniera cristallina si fotte solo quel “minimo” di amicizia il grosso resta nel retino…(almeno con te non devo “tradurre”)

    m.

    p.s. : sarà sicuramente “vintage” il tuo manuale romanzato sul Porto per cui non avere fretta che un po’ d’invecchiamento in più male non farà…

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    1. Anche Vintage, ma occhio che il Porto di solito è sicuro: è la destinazione, invece il Faro no, dal faro bisognerebbe stare distanti, o almeno così la pensano i marinai bretoni.

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  5. troppo complesso sto discorso per argomentare... mi bevo il mio gin tonic notturno....

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    1. 'scolta Carolina, ma perché non gli spedisci qualche bottiglia dei tuoi vini a breg e al guardiano, così scoltiamo cosa dicono ;-) secondo me son buoni ma mi piacerebbe sentire altri pareri
      Ale

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    2. Non sarebbe una cattiva idea, e Carolina dovrebbe anche avere già almeno un indirizzo ;-)

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