mercoledì 13 marzo 2013

Piccolo Lago | Marco Sacco – prima parte –



del Guardiano del Faro


Chef Marco Sacco
Sicuramente un ristorante molto bello. Sicuramente tra i più belli d’Italia e tra i meglio collocati nel paesaggio lacustre che lo circonda, situazione non rara in Italia, ma spesso in abito pomposo, in palazzi e ville settecentesche o dell' ottocento, piuttosto che in maniera più sobria come in questo caso. Favorito anche per la posizione geografica, in Zona Laghi, vicino alla  Svizzera, non lontano da Milano e con l’uscita autostradale a cinque chilometri. E non è solo la posizione a fare la differenza, ma anche la struttura -così protesa sul piccolo lago di Mergozzo- che è da cartolina, tutto l’anno, qualunque sia la stagione, con lo specchio d’acqua che riflette la montagna di fronte a forma di lumaca, e con tanto di trenino che percorre la ferrovia sulla sponda opposta invitando lo sguardo a seguirlo fino a scorgere il villaggio di Mergozzo. Sembra tutto costruito appositamente per creare un effetto complessivo che più rilassante non riesco ad immaginare.

Dietro, le montagne innevate; di lato, la ricca vegetazione e la strada panoramica che costeggia la sponda fino a unirsi con il Lago Maggiore, dieci minuti più in là. All’interno dell’elegante chalet gli spazi sono vasti e ariosi, e consentono di essere utilizzati e saggiamente destinati alle diverse esigenze della clientela incantata da tanta bellezza.

Nella soleggiata terrazza vetrata protesa sul lago dedicata ad una trentina di coperti, dove poter gustare l’alta cucina di Marco Sacco, pluripremiata da tutte le guide gastronomiche. Oppure all’interno, in maniera più defilata ma non meno calorosa, magari davanti al camino per festeggiare una festa in famiglia con menù che non dimentica i gusti semplici dei bambini. Ed infine nella veranda vetrata laterale, pronta  -così come lo spazio verde sottostante- ad accogliere qualche evento privato che necessiti di spazi più grandi, perfettamente idonei a ricevere parecchi ospiti senza restrizioni.


Ma per chi non conosce questo locale e ne varcherà la soglia la prima volta, sarà inevitabilmente lo spazio sotto vetro dedicato alla cucina a stupire ancor più di tutto quanto già descritto. Una grande cucina sotto vetro, dove lo chef e i capi partita possono muoversi in spazi ampi, calmi e freschi; spazi che invitano a pensare, a provare, a creare quasi autonomamente i singoli piatti.


E saranno gli stessi giovani ragazzi che costruiscono i piatti (le cui immagini saranno tutte inserite nella seconda parte) che verranno in sala a consegnarli ai clienti, per raccontarli e spiegarli sinteticamente. Cuochi giovani, alti, curati, cerebrali; che sanno parlare e conversare con il cliente, cercando così di far passare al meglio il messaggio inserito nelle loro estetiche composizioni.


I prodotti e le idee di partenza sono quelle tradizionali, con ancora qualche deriva esotica, ma sempre meno evidente come in passato. Passato il mal d’Asia si guarda giustamente più vicino, perché la zona offre parecchio a ben saper osservare e cercare, e quindi il progressivo avvicinamento al territorio è sempre più limpido.



Quindi tutto bene, riuscendo magari a domare e indirizzare su binari certi alcuni slanci giovanili; ma questo è compito dello chef e non di noi che scriviamo di loro cercando di far capire le cose a chi legge e non chiudendoci dentro le nostre convinzioni e i nostri preconcetti.


E chiuderei con un applauso da condividere con tutta la brigata di sala, nessuno escluso: maitre, direttrice di sala e sommelier, che dispone di una cantina importante, dove i preziosi e grandi flaconi andranno alternati (come giustamente fa) con una bella selezione di vini al bicchiere mentre come un orologio i giovani ragazzi di cucina presenteranno i loro piatti con un sorriso degno di questa giornata di sole.


Ma non finisce qui, perché un'altra chicca chiude il cerchio: la tavola dello chef, questa! Dove avrete la possibilità di passare alcune ore partecipando alla preparazione dei piatti (23 se non ricordo male) insieme ai ragazzi che li eseguiranno sotto i vostri occhi, per poi condividerne le sensazioni con lo chef, che sarà al vostro tavolo insieme al sommelier per gli abbinamenti del caso. Se pensate di farcela fatevi avanti. Marco mi sfida, ma oggi non ce la posso proprio fare. Mi servirà un periodo di preparazione fisica prima di osare tanto. 

Prima della seconda parte con le immagini dei piatti, qualche cartolina da Mergozzo:










gdf

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