sabato 23 novembre 2013

Gran Torino Amaranto

Marco 50&50

Da casello a casello 183 minuti.
Avrai incasellato una serie di infrazioni è pieno di autovelox…
Anche la mia macchina è velox e l’autovelox mi fa un baffo.
Non ti ho mai chiesto, per educazione, il perché di un baffo solo, sai non volevo essere invadente…
E il tutor, hai pensato al tutor ?
Guarda, anni fa ho fatto un corso di guida sportiva sul ghiaccio, adesso non ho più bisogno di nessuno, mi metto a palla e quando intravedo il casello passo dalla corsia riservata al telepass e fermo il cronometro.
Ma così ti “prendono” la targa
E’ rubata, come la macchina, non sono prudente ma previdente.
Ah ho capito, ma non ti fermi mai, nemmeno per…
E perché secondo te indosso la muta…faccio come i sub…
Oggi avevo fatto appena lavare la muta amaranto e non volevo sporcarla così mi sono fermato poco dopo l’autogrill per seminare zizzania e già che c’ero ho bagnato un po’ i campi.
D’estate uso il cabrio, mi vesto da ciclista e…faccio come fanno i ciclisti…
Quindi hai comprato una cabrio a pedali…
Poi ti dico, tu piuttosto come mai ci hai messo tanto, la strada mi sembrava vuota…
Sono un po’ nervoso, dopo ti racconto.



Poi ci sono quelli che stanno al centro o al centro destra e ad un certo punto mettono la freccia, mancano ancora 3 km all’autogrill ma quando c’è lo stimolo se metti la freccia ti tranquillizzi e stai meglio, per un motivo insondabile.
L’impianto va tenuto pulito, le scorie vanno eliminate, bisogna cambiare l’acqua al pappagallo anche se non è ripetente.
Sulle donne ci sarebbe da fare un discorso a parte, si vogliono fermare spesso per motivi inspiegabili ma cercano di evitare come la peste quegli ambienti ricettacolo di germi e batteri eppure dalle interviste rilasciate a microfoni spenti dovrebbero avere gli anticorpi per combattere in prima linea qualunque nemico.

Per il resto, tranne i possessori di macchine color amaranto truccate, ma senza rossetto, prima o poi si fermano quasi tutti.
Quelli che si rifiutano di pagare la decima.
Quelli che tengono in macchina un gatto a nove code per esorcizzare le file.
Quelli che hanno finito l’olio di colza per l’ottovolante.
Quelli che solo dopo sono venuti a sapere che il settebello è anche una squadra di pallanuoto oltre che un record.
Quelli che la sestina la giocano al lotto.
Quelli che a letto col pentagramma suonano solo una canzone monotona e mononota.
Quelli che hanno un poker di donne anche se è una mano rara per tutti.
Quelli che non hanno mai calato un tris, né un triplete, né una tripletta.
Quelli dell’accoppiata vincente.
Quelli del cardellino o del pappagallo, che va comunque svuotato.
Ci sono anche quelli che tra una Modena e l’altra toglieranno il gratta e vinci ma da qualche parte dovranno pur grattare, vedremo.

Al bancone per un caffè meglio passare dopo, anche perché il bancone non si vede, c’è gente in doppia fila per un espresso che sembra un vecchia littorina.
Lo stimolo torna a farsi sentire, c’è gente ferma sulle scale, si chiede permesso ma è la fila per cambiare l’acqua ai cardellini che fremono.
Le persone in risalita dalle scale hanno l’espressione beata e osservano con superiorità immotivata la ressa informe e saltellante che spinge come una mandria che deve essere munta.
La lotta per un caffè, considerando che lo scontrino è già in nostro possesso, a questo punto diventa uno scherzo da ragazzi, si riparte dopo una sosta ai box non certo misurabile in centesimi di secondo.
Forse i meccanici saranno stati anche loro impegnati con cardellini, pappagalli, falchi pellegrini o distratti da vecchi poster di altra Falchi, ma 43 minuti per un po’ d’acqua e un caffè sono un tempo vergognoso.



Svuotato un serbatoio ce ne sarebbe un altro da riempire, ricomincia l’inferno e la coda. Il taglio da 200 euro alla pompa sembra uno sproposito,



ma anche la benzina ha raggiunto quotazioni aurifere, per lo meno, qui in Italia, a differenza di quel che accade dopo una ventina di miglia, oltre alle banconote di piccolo taglio accettano quelle “e col resto come la mettiamo” ma non c’è resto e allora ripartiamo.
Guidare è la parte risposante, ma all’ora di pranzo per quanto procrastinata, ci si deve fermare, il serbatoio adesso va riempito di cibo.
La coda stavolta inizia con la ricerca del parcheggio, all’ombra c’è solo un  posto sulla rampa di accelerazione, anzi l’ha occupato adesso una Topolino amaranto con una topastra alla guida, rimane qualche posto al sole in seconda fila ma aspettare che quello della prima torni è una scelta ad alto rischio.



Si decide per i turni e per un panino veloce, chiedo alla cassa una focaccia con farina integrale, pago uno sproposito per una rustichella a camogli  che non è lo stesso ma va bene.
Intanto sale la pressione, cala la sera, la palpebra tiene, il cardellino ha un altro sussulto; in coda, qualunque stemma ci sia sul portachiavi della macchina, ci sono tutti, l’abbigliamento è diverso lo stimolo è lo stesso.
I bisogni primari avvicinano per un attimo guidatori fuori di testa, guidatori di fuori strada, di fuori serie, sembrano tutti fuori contesto e contestano inutilmente una situazione prevedibile.
Sono partiti  tutti presto, hanno fatto la stessa triste colazione, le stesse code, hanno buttato gli stessi soldi per lo stesso panino, stanotte, perché l’arrivo previsto è stanotte, diversificheranno le loro cene e stapperanno bottiglie diverse, mettendo sotto i denti verdure ed animali diversi, rispettando il rito del week end.
Bollicine e pesci crudi, pesci troppo cotti con vini troppo caldi, faranno le capriole per essersi accaparrati una porzione di simil capriolo con polenta, altri avendo superato un corso di abbinamento cibo vino chiederanno un merluzzo col verduzzo o dello spada al traforo, mangeranno nel caos per tornare nel caos al lavoro dopo un tranquillo week end di pura follia.
Persa per persa una sigaretta accorcia la vita e allunga il ritardo, chi le ha finite torna rassegnato in coda all’interno tanto poi è tutta discesa anche se la strada è in salita, basta guidare, lasciato l’autogrill siamo fuori dal tunnel, per quante gallerie manchino.
Uscendo dall’area, dopo 500 metri c’è una macchina amaranto ferma sulla strada,



per un’improvvisa emergenza non ha avuto nemmeno il tempo di fermarsi in corsia d’emergenza, ma non è una topolino, è una Ford Gran Torino, targata Torino, poco più in là c’è un giovane tifoso con una muta da sub intonata alla carrozzeria, il nonno sarà stato un tifoso del Grande Torino, il ragazzo assomiglia a Clint ma anche a Sal Paradise.



Sembra incurante del flusso continuo delle macchine sfreccianti senza frecce che gli passano accanto, loro lo guardano con invidia realizzando che lui ha saltato la coda, poi buttano un occhio e l’invidia aumenta, con la canna fuori sta lavando la macchina, l’asfalto in corsia, la rete e più in là oltre la rete fino al terreno e ai primi alberi da frutta.
Ah ecco, se guardo bene sono pere Valentine.
Le aree di sosta non sono le stesse per tutti, il ragazzo con la muta amaranto dotata di gemelli del gol, dà un’ultima scrollata alla canna disegnando un arco perfetto e qualche freccia, tanto per marcare il territorio, rimette a posto i gemelli mentre il toro sorride dai boxer, poi riparte.

Allora me lo vuoi dire perché ci hai messo così tanto, avevano parlato di traffico scorrevole, hai trovato coda ?
Un po’… in autogrill.

Marco 50&50

Mi piacerebbe un vecchio video dei Canned Heat  “On the road again”…




Eccolo, dovrebbe essere del '69, spero vada bene. gdf

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