lunedì 10 febbraio 2014

Walter de Battè




di Alfredo Pellegrini e Danilo Meo


Mozzafiato è la vista che si gode dall’ultimo bivio prima di Riomaggiore paese al cui centro era fissato l’appuntamento con Walter DE BATTE’.
Non possiamo far altro che arrestare l’auto sul ciglio della strada, scendere e goderci il panorama.




Sembra di essere nelle Highlands scozzesi.
Vedere queste colline tuffarsi a precipizio nel mare toglie davvero il fiato. Realmente dal cielo al mare in un batter di ciglia.
Su queste alture troviamo ampia macchia mediterranea e vigne.



La vigna di Primaterra più scoscesa

Walter ci porta subito a visitare il suo vigneto, nelle cinque terre, più esteso, circa 7 mila metri quadrati a 500 mt sul livello del mare.
E’ la vigna del çerico.Prende il nome dal bosco di cerri che l’abbraccia quasi interamente, a sud il mare a perdita d’occhio e in una giornata tersa come quella della visita si ha la fortuna di poter vedere in lontananza la silhouette dell’Argentario e della Gorgona.





Le viti di granaccia e sirah, sono in parte coltivate a guyot e le altre ad alberello.
Ci colpisce subito il fatto che le vigne siano avvolte dalle reti che si  utilizzano anche per la raccolta delle olive.
Walter ci spiega che questa vigna, ultimamente, sta dando loro un sacco di grattacapi.


Danilo Meo, Walter de Battè, Alfredo Pellegrini...

Nel periodo dell’invaiatura i volatili la prendono di mira per cibarsi degli acini ed i vesponi per estrarne gli zuccheri di cui si nutrono dagli acini.
I cinghiali, dal loro canto, non lesinano danni alle recinzione che abbattono regolarmente per arrivare a mangiare la dolcissima uva e, per non farsi mancare proprio nulla, poco tempo fà, un vastissimo incendio ha lambito questa vigna.






Da questo vigneto le uve si portano a spalla, nelle ceste, sino al camioncino e poi giù in cantina a Riomaggiore per la vinificazione.
La famosa monorotaia a cremagliera, costruita solo negli anni ottanta, la possono usare solamente nelle altre due vigne di Riomaggiore, ancora più scoscese di questa.






Walter e Alfredo

Sino al 1950, ci spiega De Battè, le ceste venivano portate, in groppa a muli, sino al mare in piccoli porticcioli per la via più breve quindi, tramite piccoli gozzi venivano trasportati via mare nelle cantine di Riomaggiore.




Tornando indietro dalla vigna çerico passiamo dal bivio del “palo del telegrafo”, crocevia del sentiero numero 1, per chi ama le passeggiate, che collega Levanto a Portovenere.



Mentre Walter ci porta in cantina, guidando, ci racconta un po’ della sua filosofia e metodologia di vinificazione.
La prima cosa che vuole sottolineare è che il suo vino non avrà mai la DOC o DOCG, questo per scelta personale.




Sono tutti Vini da Tavola in quanto non seguono le regole del disciplinare, ulteriore conferma della sua personalità libera e poetica.
Walter con la sua produzione spazia da uvaggi provenienti, a volte, da vitigni non prettamente autoctoni, ma anche questo fa parte della sfida di Walter.
Le uve sono  prevalentemente internazionali e ben si adattano nel territorio delle Cinque Terre.


De Battè non filtra i suoi vini e a seconda delle annate decide se utilizzare  lieviti autoctoni o selezionati; non si rilassa e analizza continuamente il modo di produrre il suo vino, nonostante, gli riesca davvero bene ed è “dinamico”, bio-dinamico!


Ascolta, capisce, percepisce ed interpreta i segnali del territorio e della vigna, ma soprattutto sfrutta a fondo la sua vasta esperienza di enologo.
Offre, inoltre, consulenze ad altri colleghi produttori e dispensa preziosi consigli al contadino di turno che, non di rado gli chiede indicazioni per fare bene il vino da bere poi in famiglia.




Prima di giungere in cantina, ci soffermiamo in un piccolo carrugio di Riomaggiore, dinnanzi alla Rocca di Riomaggiore costruita intorno al 1050 quale torre di avvistamento per i Saraceni che in quel periodo impazzavano in tutto il mar Mediterraneo.





La vista da questa rocca è altrettanto mozzafiato da cui si può ammirare il golfo in basso e le tipiche case liguri addossate una sull’altra, che danno l’impressione di contenere, ed in qualche modo di arginare, le colline soprastanti che altrimenti si tufferebbero nel mare sottostante.





La cantina di Walter è piccina, sembra impossibile che da essa possano uscire così tante bottiglie di qualità ma, basta fare “due calcoli” delle barrique e dei fusti in inox che vi troviamo dentro per capire che effettivamente i conti tornano.









Seduti a tavola iniziamo con il primo vino bianco di De Battè, l’ALTROVE 2011 prodotto dal 2009:
1400 bt prodotte in quel millesimo, Bianco da tavola,  Uve Bosco, Vermentino, Rossese Bianco, Roussane, Marsanne, lieviti selezionati provenienti dalla catalogna, macerazione pellicolare di 6 giorni, affinamento “sur lie” in barrique vecchie per 24 mesi ed imbottigliato a fine 2013, Già dal colore si denota la personalità, un giallo color paglierino/ larice, profumo intenso in continua evoluzione, albicocca, minerale, ginestra, aghi di pino e resina. Secco, bella freschezza e di lunga persistenza aromatica.
Abbinamento cibo-vino: Crostacei, cozze gratinate, cosce di pollo al forno.




CARLAZ 2001 (Prima Terra) prodotto dal 2006 al 2013:
Vermentino in purezza proveniente da vigne con terreno calcareo al confine tra Toscana e Liguria, 4 giorni di macerazione pellicolare, lieviti autoctoni, fermentazione e affinamento 50% inox – 50% Rovere di Slavonia per 15 mesi, “sur lie” con 4/5 follature al giorno. Olfatto complesso di frutti tropicali maturi, canditi, pesca gialla, salvia, eucalipto, nocciola tostata, minerale, iodio. In bocca secco, caldo e morbido, sapido  e lunga persistenza.
Abbinamento cibo-vino: Triglie allo zafferano, coniglio alle erbette.




HARMOGE 2010 (Prima Terra) prodotto dal 2005 al 2013:
Un sapiente assemblaggio, l’armonizzazione appunto, di due vigneti situati in zone diverse della provincia della Spezia.
Il Vermentino proviene da un vigneto situato nel fondovalle della Val di Magra con un terreno argilloso e ricco di limo trasportato dal vicino fiume Magra.
Il Bosco e l’Albarola provengono invece da un vigneto posto nelle Cinque Terre, sulle alture di Manarola (località Zuncone ) posto a circa 350 metri slm e caratterizzato da sabbia e scisti. Fermentazione e maturazione in botti di rovere da 550 Lt. dove il vino si è affinato “sur lie” con frequenti batonnage. Colore dal giallo fieno luminoso, naso complesso, si riempiono le narici di mare, alghe ed iodio, secco, eleganza e finezza in primo piano. Un pò corta la persistenza aromatica in bocca ma, di assoluta eleganza.
Riso al Tartufo, Carne di Cinta senese tagliata all’uccelletto con carciofi.



Passiamo ora ai rossi di Prima Terra:

TONOS 2010 vino da tavola prodotto dal 2006:
Un nome latino (un rosso dalle 10 varietà di cui riconosciute 7, sangiovese -ciliegiolo -merlot- canaiolo-dolcetto- cabernet sauvignon- moscato nero). I vigneti sono coltivati sull’estuario del fiume Magra.  La vinificazione è stata caratterizzata dalla macerazione durata 60 giorni con tre follature giornaliere durante la fase fermentativa.
Dopo la svinatura il vino ha stazionato in tonneau risalenti agli anni noanta per circa 8 mesi, rimanendo sui propri fermenti attraverso la tecnica del batonnage. Rubino dai riflessi violacei. Naso intenso e complesso di frutta rossa, amarena, pepe nero, fragola. Leggera vaniglia nel finale. Secco ed abbastanza morbido, tannini giovani esuberanti, abbastanza equilibrato. Lunga persistenza.
Abbinamento cibo-vino: Asado, stracotto, formaggi giovani.

CERICO’ 2009 prodotto dal 2004:
Granache 80%, Syrah 20% – In vinificazione le uve sono state macerate per 25 giorni in vasca di acciaio inox effettuando tre follature giornaliere durante la fase fermentativa.
il vino si è affinato “sur lie” per circa due anni e mezzo, con sporadici “batonnage”, termina l’affinamento in botti di rovere da 550 Lt.  senza alcuna chiarifica né filtrazione.
Rubino luminoso, cioccolato fuso, ardesia, sentore di caffè tostato, speziato, balsamico, secco, caldo e abbastanza morbido, tannini generosi ed evidente carenza di freschezza ma la poca acidità è una caratteristica dell’uva granaccia. Equilibrato, un po’ corto in bocca.
Abbinamento cibo-vino: Spezzatino di cinghiale, tagliatelle al ragù di cervo.
Panorama di La Spezia a mezzogiorno

Panorama di La Spezia di notte
Alfredo Pellegrini


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