venerdì 9 maggio 2014

La Frangia Francese


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Tra le molte sfaccettature di personalità web che mi sono passate sotto o sopra il naso in questi ultimi anni non posso fare a meno di ricordare Franco Francese. Come si potesse prendere sul serio uno come Franco Francese resta per me assai misterioso. Eppure, senza esistere, il rissoso, spocchioso e nazionalista Franco Francese trovava ugualmente baguette per i suoi denti, ingaggiando surreali duelli verbali con personalità tutt’altro che ingenue, che però prese psicologicamente di petto non riuscivano a fare a meno di dargli contro e riscontro, anche in maniera veemente.

A quel punto Franco sembrava subire, ma in preda a crisi di egocentrismo esasperato, esibiva un curriculum di minkiate filo francofone e francofile che avrebbero dovuto metterlo al riparo da ogni cocente umiliazione. Italianamente esibiva dei Lei non sa chi sono io alternativi, ma in maniera molto garbata: guardi chi io c’ero già da prima dell’Euro usava affermare con tono enfatico, tanto per far intendere all’interlocutore con che pezzo da un Franco aveva a che fare. Era la sua Supercazzola.

Vengo ora a sapere -rendendomi conto poco alla volta di una nuova decantazione di personalità- che il nostro Franco Francese è di nuovo in verve provocatoria. Sta pensando ad una serie di giornate e serate estremamente nazionaliste, comme d'habitude, ma cantata dalla frangia alternativa di Mirelle Mathieu, la sua my way, nella sua maniera. Questo ho inteso quando mi è apparso un brandello di locandina in mente con la foto sbagliata, quella che ritrae Sophie Marceau

Il programma si dovrebbe articolare attraverso un curioso percorso che in sintesi si definirebbe così: dal Pranzo di Babette a La Grande Abbuffata, un rapporto orale prima immaginato e poi finalmente compiuto. Nel senso del cibo intuisco, figurandomi Franco uno come tanti altri facenti parte della serie gli inconcludenti. Figuratevi che vive ancora con la sorella Frangia, Frangia Francese.

La Frangia Francese si sta occupando dei due eventi, cominciando dal Pranzo di Babette, che, come dice la parola stessa, è un pranzo, e quindi non si potrebbe fare a cena, mentre la Grande Abbuffata non importa a che ora comincia, perché comunque sia avrà una fine definitiva.

Stavolta, dopo diversi tentativi andati in fumo, pare che si possa finalmente fare, tra la fine dell'estate e l'autunno. Location e chef si stanno facendo convincere da Frangia Francese e da Franco Francese affinché si possa di nuovo mettere le "biscuit a soup". E io sarò li per raccontare tutto, senza filtro. Il dritto e il rovescio dell'edonismo a tavola. Dovessimo pure rimanere in quattro.



“Aiutati dalla bontà del cibo, dall’atmosfera e dall’amore con cui i piatti sono stati cucinati da Babette Hersant, tutti diventano gioviali e felici. Mentre i ricordi passati riaffiorano, arrivano le splendide quaglie en sarcophage. Il generale racconta del Café Anglais di Parigi, dove cucinava uno chef donna che avrebbe fatto poi perdere le proprie tracce, una persona che riusciva con la sua cucina sublime a trasformare un banchetto «in una avventura amorosa».
I commensali, seguaci di una vita priva di piaceri, saranno letteralmente sedotti ed inebriati dal pranzo che Babette – è proprio lei la cuoca del Café Anglais, ma loro non lo sanno – ha voluto organizzare per poter nuovamente esprimere il suo talento di artista. Pur evitando ogni commento sulle vivande e eludendo i commenti entusiasti del generale, trovano la forza per superare le discordie che li dividevano, arrivando alla fine a danzare tutti insieme tenendosi per mano sotto il cielo stellato, prima di riguadagnare le proprie abitazioni.
Dirà il generale durante il brindisi, che a quel pranzo «rettitudine e felicità si sono baciate», riprendendo le parole che il decano aveva pronunciato in sua presenza molti anni prima. Babette, per procurarsi gli ingredienti, le bevande, i cristalli e le stoviglie, senza dirlo a nessuno ha speso tutto il suo denaro e, nuovamente povera, rimane in Danimarca – del resto, in Francia non ha più nessuno – ma, come lei sottolinea alle due sorelle quando tutti gli invitati sono andati via ignari della sua identità, «un artista non è mai povero».


“…quattro uomini che, stanchi della vita noiosa e inappagante che conducono, decidono di suicidarsi, chiudendosi in una casa nei dintorni di Parigi, e mangiando fino alla morte. Il primo protagonista presentato è Ugo, proprietario del ristorante "Le Biscuit a Soup" e grande chef, deciso a suicidarsi probabilmente anche a causa delle numerose incomprensioni con la moglie.
Successivamente viene presentato Michel, produttore televisivo dalla personalità effeminata, divorziato e stanco della vita monotona che conduce. Il terzo personaggio presentato è Marcello, pilota dell'Alitalia, che, essendo un vero e proprio maniaco sessuale, è distrutto dal fatto di essere diventato impotente.

Nella prima scena in cui compare, è intento a fare scaricare dalle hostess dell'aereo delle forme di Parmigiano destinate alla villa in cui dovrà ritrovarsi con gli altri tre. Il quarto ed ultimo protagonista è Philippe, importante magistrato che tuttavia vive ancora insieme alla sua balia d'infanzia Nicole, che è iperprotettiva con lui a tal punto da cercare di impedirgli di avere rapporti con altre donne, arrivando ad adempiere lei stessa ai bisogni sessuali del giudice.

I quattro si recano insieme in macchina alla villa, di proprietà di Philippe, nella quale il vecchio guardiano Ettore ha già predisposto tutto per la grande abbuffata, senza sapere tuttavia che l'intento del suo padrone e dei suoi amici sia quello di uccidersi. Ad aspettare Philippe, inoltre, vi è un esponente dell'ambasciata cinese, che vorrebbe offrire al magistrato un lavoro nella lontana Cina che ovviamente Philippe garbatamente rifiuta con la frase "temo i greci anche quando portano doni", citazione virgiliana.
Una volta rimasti soli, i quattro cominciano la loro abbuffata (in una scena ad esempio Marcello e Ugo fanno a gara per vedere chi mangia più velocemente le ostriche), ma vengono interrotti il giorno dopo dall'arrivo di una scolaresca che vorrebbe visitare il giardino della villa per vedere il famoso "tiglio di Boileau", albero sotto il quale il poeta francese era solito sedersi per cercare l'ispirazione. I quattro accettano volentieri e offrono da mangiare a tutta la scolaresca, e soprattutto conoscono Andrea, la giovane e formosa maestra, che viene anche invitata da loro a cena per quella sera. Infatti, sentendosi soli, i quattro si organizzano per avere un po' di presenza femminile, invitando, oltre ad Andrea, tre prostitute.

Andrea, intuendo quale fosse il loro scopo, decide di aiutarli nel loro intento, stabilendo un tacito accordo e rimanendo con loro fino alla morte di tutti e quattro. Il primo a morire è Marcello che, dopo aver tentato di reagire alla propria impotenza sfogandosi col mangiare, in seguito all'esplosione del wc che lo travolge, esasperato e comprendendo l'inutilità di quella farsa, decide di lasciare la villa nottetempo ed in mezzo ad una bufera, a bordo di una vecchia Bugatti che era custodita nel garage della villa.

Gli amici lo ritrovano il mattino dopo, congelato, al posto di guida, e su consiglio di Philippe (che, da buon giudice, vieta l'occultamento di cadavere) lo sistemano nella cella-frigorifero, ben visibile dalla cucina. Dopo Marcello è la volta di Michel che, vittima di violente crisi meteoriche stipato di cibo all'inverosimile (non riesce nemmeno più a sollevare le gambe e ad esercitarsi nella danza, suo passatempo preferito), stramazza sul terrazzo. Gli amici lo sistemano nella cella accanto a Marcello.


Poco dopo tocca ad Ugo, che s'ingozza, fino a morirne, di un piatto a base di tre tipi diversi di fegato, a forma di cupola di San Pietro da lui stesso preparato, e puntualmente rifiutato dai compagni ultra sazi. Su consiglio di Andrea, rimane esposto sul tavolo della cucina, "il suo regno". Ultimo ad andarsene è il diabetico Philippe, sulla panchina sotto il tiglio di Boileau e tra le braccia di Andrea, dopo aver mangiato un dolce a forma di seno preparato dalla donna, la quale lo lascia lì e rientra nella villa, il cui giardino è invaso dai cani attratti dalla carne che i fornitori hanno portato e lasciata appesa sulle piante.”

Credito del virgolettato da Wikipedia.it

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8 commenti:

  1. Ecco una cannonata....:) L' ho sentita distintamente. I vetri hanno tremato.

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  2. I visionari non sono estinti, vengono tenuti a distanza ed osservati con stupore e timore, quando, inconsapevolmente sopraggiunge un'inspiegabile ammirazione, sarebbe opportuno conservarli sotto spirito, di quello buono...
    Decodificata: nel dubbio ho messo sotto vetro il post, lo spirito ce lo metterò quando questa giornata inizierà a sorridermi
    M 50&50

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  3. Come una lunga rincorsa alla ricerca della comprensione di un concetto che è reale e surreale nel contempo, senza mai cadere da una parte o dall'altra. Vero o falso? ça n'est pas une pipe scriveva Magritte. il web è proprio così: vero o falso, come lo vuoi vedere è. Merci
    Giorgio C

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  4. A voler prenotare? Ma poi se è una supercazzola? :-)
    Bep

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  5. Per l'Appunto : è una supercazzola o stiamo scherzando?

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  6. il nick franco francese lo ricordo vagamente.

    F.

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    1. ricordo molto di più altri franchi genovesi.

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