mercoledì 22 ottobre 2014

Nel corso della storia


Marco 50&50

Oggi il post è interattivo, saltando le considerazioni di un mezzo toscano, nel corsivo della storia, potrete passare direttamente alle foto e al pranzo della Domenica (diciannove ottobre) di Marco cinquanta.

Solitario, sullo sgabello alla sbarra dell’Armadillobar sei rimasto solo tu che mi leggi e non commenti, facciamo due chiacchiere questo giro lo offro io, tu ascoltami, distrattamente…

...in tempo di link e di catene, catene di pizzerie, di hamburgerie, di sushi, di pizza o vongola verace, di pasta all you can eat, di pizza sfornata e servita fino allo sfinimento, di aperitivi da banco, ma il Banco è frigo, di Mutuo Soccorso non si può parlare perché il mutuo più che venire in soccorso aggredisce...

...in tempo di catene, dicevo, ogni tanto, almeno bisogna provare a sentirsi liberi e se all'orizzonte di aria nuova, sana e fresca ce n'è ben poca, abbandonare le mode che ci mettono in colonna e tornare alla tradizione potrebbe essere un modo...

...e un modo ci sarebbe, aprire la breccia del preconfezionato e  fare un passo indietro che potrebbe significare farne due avanti...



…e allora apriamola questa breccia e andiamo a vederci dentro, di passi a ritroso ne dobbiamo fare più d’uno perché il locale esiste dal 1873, tre anni dopo la breccia di Porta Pia, ed è tra i più antichi della Lombardia, la trattoria "della Campagna", meglio conosciuta come Pierèn, gestita da oltre quarant'anni da Antonio e Mino, i pronipoti del fondatore, Gerolamo Brambilla, classe 1845, un'attività ininterrotta ed ultracentenaria nata come osteria con mescita vini, le carte, qualche pranzo domenicale, poi le colazioni per gli operai, i doppi turni a pranzo per i manovali e poi per i colletti bianchi, tanta gente passata di qui insieme alla storia che è anche la nostra, cucina di tradizione brianzola, che ben si adatta ad una sfilata di piatti collezione autunno-inverno, una cucina povera che nutre e riscalda, piatti golosi e poco costosi...e allora trippa, brasati, arrosti, oss büss, bolliti, capel da pret, stinco, salame cotto, casöla, salamin...


Accoglienza telefonica all'atto della prenotazione e all'ingresso in campo, alla brianzola, efficienza e cordialità senza fronzoli. Il pranzo brianzolo della Domenica inizia con un bonarda e un piatto leggero, la trippa...




...e prosegue con un piatto di gnocchi al ragù e con uno di tagliatelle ai funghi



Dopo un inizio non travolgente, in attesa delle prime gelate che daranno alle verze sapore&consistenza ottimali, declino l'offerta di un assaggio di cassoeula in versione autunnale a favore di una bella sequenza di piatti forti, che si riveleranno notevolmente superiori ai primi un po' sotto tono e sotto alle aspettative, per cui coniglio arrosto con purè e fesa di vitello arrosto con patatine…






…per chiudere con una porzione di carrè d'agnello 



Crostata e torta paesana i dolci col caffè amaro, rinuncio all'amaro e ingrano la marcia, non dovrei avere problemi con l'etilometro, è il "trippometro" che mi preoccupa.




Il conto leggero, come questo pranzo  a metà strada tra tradizione e Domenica in famiglia, diciamo come una quarantenne in carne che sulla pista da ballo si muove bene, con grazia e pur non essendo leggiadra invita all'assaggio e dopo una notte serena che mi garantisce l’alta digeribilità dei piatti, a distanza di un giorno non posso che confermare che tredici eurini per un secondo di carne (uno per l’altro) contorno compreso, seduto su un pezzo di storia lombarda sono pochi e spesi bene e se la trippa non faceva né per me né per i gatti poco importa, siamo in un’osteria del 1873.



M 50&50

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