domenica 31 maggio 2015

Gran Caffè a Monte Carlo


gdf


Ci vuole un mese per allestire tutto il palcoscenico per la settimana del Gran Premio. Ce ne vorrà un altro per smantellare l'enorme quantità di materiale impiegato. Nel frattempo, all'inizio della salita che va verso il Casinò, alla curva della Sainte Dévote è nato un nuovo locale che non potrà passare inosservato.


Si tratta del Gran Caffè, nato da un'intuizione di Liliana Morandini, che con l'ausilio di dodici collaboratori impegnati 17 ore al giorno ha sdoganato un altro spicchio d'Italia all'interno del Principato. La loro missione? Portare qui una vera cucina italiana contemporanea, fatta con ingredienti e prodotti italiani a Montecarlo, dove gli italiani sono parecchi, ma dove i ristoranti veramente italiani non sempre sono stati molto convincenti.

Il tavolo conviviale, all'interno, per una dozzina di persone in vena di condividere qualche piatto o un ottimo aperitivo, mentre una trentina di coperti sono disponibili en plein air.

Chef Massimo Guzzone

Stuzzichini al bar ...

Lo sguardo convinto di Salvatore ...

Il primo Martini della serata di Luca Coslovich

Mise en place in dehors

Ottima la carta dei vini, curata in buona parte da Sarzi Amadè, di Milano

Tutto quanto è griffato CG

Le lingue di suocera e i grissini. Profumo di Piemonte

Pomodoro e piselli, amuse bouche di rilievo, insieme a molte altre cose servite in maniera originale, per esempio nelle pietre c'è il polpo ...

... qui delle deliziose mozzarelle di bufala campane, e nelle scatolette non le solite acciughe del Cantabrico

Questi meravigliosi bouquet di ciuffetti di calamari fritti fanno venir fame...

La presentazione "in serra" della variazione di verdure, uno dei migliori piatti vegetariani visti negli ultimi anni

Condimento solidificato e aggiunta di sale in modalità spray ....

Uovo a 61 gradi, oro, crema di parmigiano ed asparagi croccanti

Cottura riuscita ...


Carpaccio di gambero di Mazara e carciofi crudi della Riviera

La Brandade, che congiunge Liguria e Provenza

Il pacchero shakerato al tavolo dallo chef ...

... e poi servito in piatti singoli

... seppioline, pomodorini confit, basilico, olio buono .... grande piatto nella sua semplicità

La minestra di gamberi e pasta corta al basilico, direttamente in pentolino al tavolo

Babà al limoncello e crema di cioccolato bianco

Gelati molto buoni, disponibili anche per l'asporto

Un mondo dolce di meringa, panna, lamponi, cioccolato ... 

... al lume di candela


gdf


GRAN CAFFE'
Rue Grimaldi 57
Monte Carlo
tel +377 97977888

sabato 30 maggio 2015

BUONA NORMA


Marco 50&50

PREPOST
Nessuno mi deve nulla.
Non devo nulla a nessuno.
Esco a pranzo per passione, ceno fuori per amore, scrivo soprattutto per me stesso e non soffro di aspettative disattese
Si parte.

POST
Avrebbe potuto almeno offrirmi un caffè, se definita in questi termini, la questione è annosa e alquanto triste.
Più precisamente è meglio dire, chi non è generoso e non riesce ad essere riconoscente, quindi già abbastanza messo male, dovrebbe  cercare almeno di essere furbo.
Capita di scrivere un post, capita di scrivere due righe di questo tenore al ristoratore per informarlo "giro, per dovere d’informazione, il link relativo al post pubblicato...", capita, non nell'immediato, ma irrimediabilmente nemmeno più nell'anonimato, di tornare.
In questo lasso di tempo, succedono cose, le più disparate, atteggiamenti inspiegabili, sfaccettature, si assiste, ormai disillusi, a maschere smascherate, si scoprono belle persone da semplici e assolutamente non filtrate risposte e persone meno belle da risposte non date, niente, nemmeno un cenno di riscontro, si ricevono telefonate di ringraziamento con l'invito ad andare ad assaggiare il tacchino, gentilezze inaspettate e scuse per un servizio offerto sotto tono.
Si ricevono inviti ad inaugurazioni, a cene con gli autori, dei piatti e dei libri presentati, risposte scritte spiritose come se la conoscenza fosse di vecchia data, telefonate che ci informano che sono arrivati i funghi, altre che ci segnalano che un nostro amico è proprio lì, ora, a pranzo da loro.
Sai, quei signori al tavolo in fondo sono già venuti più volte a trovarci dopo aver letto il tuo post, vorrei farti assaggiare questo piatto non ancora in carta per sapere che ne pensi, ci sentiamo dire. 
Capita di ricevere, inaspettati e graditi attestati di stima, da ristoratori stellati e non che leggendo un post si sentono ancor più motivati ad andare avanti, avvengono scambi di energia, al di là del calice offerto, di un sacchetto di riso, di una bottiglia, piccole grandi cose.
Di norma il conto si arrotonda, non siamo fiscalisti, se ci viene detto, vorrei farti assaggiare x, di norma non dovremmo ritrovarci x alla seconda sul conto, di norma.
Le persone sono diverse una dall'altra e tranne in caso di invito esplicito, credo sia giusto pagare il conto, sempre, ma dispiace vedere ristoratori che sembra usino il bilancino non solo per pesare il tartufo, non dando il giusto peso ad un rapporto che, dovrebbe, essere diverso, raccontare un pranzo, aumenta inevitabilmente, il giro di clienti, eppure ad alcuni ristoratori supponenti sembra di fargli un torto, sono quegli stessi ristoratori che non emettono ricevuta, confidando che non sia io fiscale a farne richiesta, intendiamoci, niente è dovuto, spero di essermi spiegato bene a questo proposito, il discorso non si riduce alla banalità del limoncello offerto, spero quindi di non essere frainteso, 
Se alcuni stappano per condividerla, una bella boccia di Champagne, stride vedere che altri, dai quali siamo stati più volte, in due o multipli, quindi più coperti anche in primavera-estate, facciano fatica ad essere un po' meno calcolatori, o per lo meno che sappiano fare i loro calcoli usando qualche grammo residuo di onestà intellettuale.
Quanti presentano il tutto esaurito tutto l'anno a pranzo e a cena? Appunto.
Anche fosse, per educazione, due righe di risposta si danno comunque, considerando che dovrebbe essere più facile mantenere un cliente che cercarne uno nuovo...

POSTSCRIPTUM
L’educazione vi fa difetto come un cappello troppo grosso su una testa troppo piccola…
“Non credo tu abbia voce in capitolo per parlarci di educazione”
Infatti, non avendo voce in capitolo scrivo, non avete capito un c@zzo.



M 50&50



venerdì 29 maggio 2015

Aoc Champagne Grande Réserve Brut s.a. Pascal Mazet


Una delle mie maison di proprietaire récoltant preferite, da sempre, a partire da quelle due splendide persone che sono Pascal e la sua consorte, tanto rigorosi nel lavoro, quanto simpaticissimi al momento della degustazione.
Siamo a Chigny-les-Roses, un piccolo villaggio della Montagna di Reims e l’azienda ha da poco completato la conversione al biologico.

Il Grande Réserve è un assemblaggio di 30 Chardonnay, 45 Pinot Meunier e 25 Pinot Noir, con il 45% di vini di riserva, invecchiati in legno e, per tutta la gamma, Pascal usa, esclusivamente, il succo della prima spremitura – cuvée – che resta sur lattes mai meno di 5 anni.

L’occhio si appaga con un giallo carico e una effervescenza fine e continua.
Il naso è multi-strato, con un forte attacco fruttato – cedro e melograno, pesca e susina – piacevolmente contrastato sia da tocchi vegetali – rosmarino e timo - che da minuziose proiezioni speziate di pepe e noce moscata. Questi attori olfattivi, ovviamente, recitano su un palcoscenico a forte tinte minerali.

Al palato è una cucchiaiata di marmellata di agrumi, mista a crema pasticcera, con la vena gessosa che si avvantaggia sul resto della compagnia. Sorso teso, di equilibrio ed elegante cremosità, che mantiene, stabilmente, freschezza e verticalità.
Il finale, di vigore e persistenza, mi consegna una bocca di vibrante sapidità gessosa, attraversata da fitte incursioni speziate.

Grande Pascal.

mercoledì 27 maggio 2015

Hamburger di carne fresca



Marco 50&50

Avevo lasciato ad un amico, al quale non potevo dire di no, entrambe le Porsche in Carrera, egregiamente carrozzate, dalle quali, ultimamente, mi facevo accompagnare, a piedi e da soli si muore, pensai, inoltre avrei avuto meno carte da giocare, anche solo per un semplice solitario, l'anti depressivo per depressi.

Giocai l'ultimo jolly presentandomi a bordo di una Ford Escort d'alto bordo e di vecchia data, l'americana parlava una lingua comprensibile a tutti, sarà per questo che sono riuscito ad eludere la sicurezza entrando a far parte del mondo inimmaginabile ai più che si cela oltre le guardie, il cancello, i muri della villa, i pensieri della gente comune che invidia e disprezza nello stesso tempo, dimostrando incoerenza e assoluta mancanza di capacità critica, annebbiata da fiumi di alcol bevuti e goduti da altri.

La sicurezza, addestrata per attacchi armati e frontali, si era dimostrata impreparata di fronte all'apparentemente innocua evidenza che avrebbe potuto avere, comunque, qualcosa di pericoloso da nascondere o avrebbe potuto procurarselo per danneggiare irrimediabilmente in futuro quel che sembrava inattaccabile anche solo col pensiero.




La villa era circondata da un parco secolare, dove si era riversata, cercando compagnia e frescura un'eterogenea fauna, Flora, appena uscita dalla sauna mi venne incontro chiedendomi senza aspettare una risposta dove fossero i suoi due amanti e quanti cavalli avesse l'americana, che in realtà era un ex allevatrice di capre che, risentita per alcuni sgarbi subiti, invece di darsi all'ippica, si era dedicata anima perversa e corpo all'allevamento di pulcini bagnati.

Quando, mezzo nudo, mi si avvicinò Giovanni, cercai di allontanarmi, ma non trovai riparo nel buio oltre la siepe dove coppie spaiate cercavano aspettando il proprio turno di potersi libertinamente accoppiare.
Mentre le gambe mi facevano Giacomo Giacomo, Giovanni sudato e luccicante mi raggiunse sussurrandomi, "facAldo", all'amaretto preferisco le pere, replicai, lasciandolo incredulo e sgocciolante.

Chi si divertiva davvero aveva ricevuto un invito a numero chiuso, gli altri, erano solo comparse, carne fresca che si affannava per una pole sulla griglia di partenza, rischiando un fuori pista, per avere in regalo un fuori strada prima di finire irrimediabilmente fuori contesto.

Sentendomi un pesce fuor d'acqua, mi ero seduto su un muretto, in fondo avrei preferito essere ad Alassio, pensavo, a Ponente sono meno supponenti e le cene iniziano tardi ma prima che faccia giorno, qui in cerca della Topas si sono perse di vista le Tapas e le buone norme d'accoglienza sembrano modi d'altri tempi, non sospetti nulla quando pensi, mi lasciai fotografare in posa compromettente con lo sguardo perso nel vuoto, due ragazze nude ai piedi del muretto sotto ai miei piedi.

Quando smisi di cercare la trovai, si chiamava Beatrice, poco più che adolescente, la nipote di qualche Granduca di Toscana, con l'inganno, cercando di "condirla" le dissi di chiamarmi Dante, lei, sicuramente extravergine non ha nemmeno cercato di capire la battuta, infelice, non mi è sembrata, lo sguardo intenso, fresco, condito da un pizzico quanto basta di malizia puntato altrove o sul display.

Andiamo a cena le dissi, mi sono sempre piaciute le cene eleganti, intime, a lume di candela, ti leggo qualche poesia se ti va...qualche verso poetico di un artista senza tempo alla luce fioca di una candela accesa, se hai tempo per me...azzardai timidamente.

Col telefonino in mano, senza staccare gli occhi dal display, usando un tono da conversazione mi disse, rispondendomi per le rime e dimostrando una sensibilità inaspettata per la sua età maggiore solo anagraficamente, ingenuo poeta da dove vieni...prima che le rispondessi, disilludendomi continuò, seguimi, sono un artista dello spegni candela che eseguo a regola d'arte...

...

I visionari, durante queste cene eleganti, alla fine, nonostante la disponibilità illimitata di carne fresca, rimangono serenamente a bocca asciutta, in tutti i sensi e si risvegliano affamati, con un libro di poesie in mano e la soluzione alla fame primaria, al Goss Grill Restaurant gli hamburgers da duecento grammi di scottona bavarese  vengono cotti al momento, serviti a cottura media, con patate dippers, sono preparati con carne fresca, tutti gli ingredienti utilizzati sono prodotti non surgelati, compreso il pane sfornato tutti i giorni dal panificio Zanotti.
Di Arcore.




M 50&50






martedì 26 maggio 2015

Amarcord



Marco 50&50

Dopo una trentina d’anni, sono tornato.
Mi è bastato costeggiare lentamente il Naviglio Pavese per ritrovare, oggi come allora, un posto auto proprio davanti, destino e segno…
Inutile cercare qui la facciata liberty tanto cara a Fellini della seconda di copertina, forse tra i ricordi sarà più facile ritrovare più di un comportamento libertino, qualche approccio ben riuscito tra le siepi di biancospino e il pergolato di glicini, ai margini dei campi da bocce, nei luoghi di una vecchia balera, lungo la linea post adolescenziale che credevo infinita, quella che, volendo, mi avrebbe permesso di provare ognuna delle settecento etichette presenti in carta, ogni sera una diversa e una diversa ogni sera…




Il tre marzo ottantuno, nasceva a Milano alla guida di Fabrizio Paganini il Grand Hotel Pub, si suonava Jazz, Blues, si faceva cabaret, da qui sono passati Cooper Terry e Aida, Jannacci, Lella Costa, Angela Finocchiaro e Lucia Vasini, per dirne alcuni, oggi, nell’era del digitale, sbiadita l’impronta del Pub, il locale, senza per altro stravolgersi, si chiama Osteria Grand Hotel, Fabrizio, dopo anni di passione&dedizione è ancora la suo posto, il posto, opportunamente e sapientemente rinfrescato, fortunatamente è sempre lo stesso.

Un punto di forza, che definirei esclamativo, è la carta dei vini, che, pur lasciando spazio a piccoli produttori emergenti, presenta bollicine italiane e francesi, una trentina di vini naturali, oltre duecento etichette di Barolo, un centinaio di toscani, una quarantina di proposte dalla Borgogna, altrettante di vini da dessert.

Soluzioni per tutti i gusti e per tutte le tasche, volendo, il contesto lo prevede, grandi opportunità per risolvere l’annoso problema della “sete miscelata”, provare più cose per sentirsi appagati.
Al di là della stimolante proposta enoica&eroica per un’Osteria dai prezzi abbordabilissimi, menzione speciale per i formaggi, che provengono da selezionatori qualificati, e ai quali è dedicata una pagina della carta, e per i salumi da produzioni di nicchia.

In cucina una ventina di scelte divise tra antipasti, primi e secondi piatti, con un’attenzione particolare alla stagionalità delle verdure,  leggo in carta,  puntarelle, fave, barba del frate, ravioli di tarassaco con ricotta e crema di piselli, cinque o sei dolci a completare la proposta.

In sala, ma oggi, domenica ventiquattro maggio, è meglio dire in giardino e nella bella veranda apri e chiudi, Fabrizio e una gentile cameriera servono con garbo e tempi slow, che non è un difetto, molti stranieri che alla ricerca del miglior abbinamento vino ed Expo, scelgono la strada dritta e romantica del corso d’acqua milanese che offre locali modaioli usa e getta ma anche storici&suggestivi punti fermi come questo, e poi famiglie, coppie, gruppetti di amici appassionati di vino.

Non c’è la triste sensazione del locale mezzo vuoto e nemmeno quella del sovraffollato per la gara del gomito a gomito, nel giardino c’è il tutto esaurito, anche la veranda, dai tavoli elegantemente apparecchiati, vede un’affluenza da partita di cartello sul quale mi sembra di leggere, cari ospiti, non proponiamo sardine e vi vogliamo tenere alla giusta distanza, per un pranzo o una cena dal respiro lungo e rilassato e al  giusto rapporto qualità prezzo, come quello del “mio” Martinotti, Pinot Nero Brut.


Profumati spaghetti al cipollotto


Spalla di agnello cotta a bassa temperatura con patate al forno, ci sarebbe voluta una bassa temperatura anche esterna, non cambio comunque idea sulla mia prima scelta NBA (agnello di notevole bontà) egregiamente appatatato


Ricotta di bufala calda (quindi una tricotta) con composta di ciliegie, da tris


Tatin di mele, da capriola, rovesciata, come la torta


Torta di nocciole con crema di zabaione


Ma è la Milano che non ti aspetti, quella appena celata dai cortili e dalle vecchie case di ringhiera che si specchiano nell’acqua a stupire, lo spazio col cuore si allarga, lo splendido giardino e i campi da bocce mi appaiono sotto un’altra veste, sarà perché ci sono sempre venuto in notturna e con obbiettivi diversi, giochi d’ombra lasciano spazio al sole, raggiante distribuisce giuste dosi di calore intorno, venti primaverili soffiano piano, anch’io raggiante rifletto sull’infinità di eventi possibili, di convivialità in giardino, in veranda e anche nella splendida zona indoor, uno dei locali “alternativi” dei miei vent’anni, contenitore di storie preziose già raccontate e da raccontare, un posto del cuore, Osteria Grand Hotel, che per me rimarrà sempre  “dal cugino di Pau”.



M 50&50

domenica 24 maggio 2015

Lasciatemi fare


gdf


Mano ferma, cotture brevi, presentazioni eleganti, accostamenti originali ma non bizzarri. Questa in estrema sintesi la linea di cucina del giovane cuoco ligure approdato con successo all'Ittiturismo M/B Patrizia di Sanremo. Lasciatelo fare. Il disturbo vi costerà 60 euro, ben spesi.

Lasciatemi fare. Era una coraggiosa maniera di proporsi che cominciai a vedere già qualche anno fa da Andrea Sarri all'Agrodolce di Oneglia. Non so, magari anche altrove si usò invocare la libertà di espressione da parte di uno chef particolarmente convinto dei propri mezzi, e Sarri quanto a convinzione non è secondo a nessuno ... e poi, quanto è alto per poterti permettere di dissentire?

In Riviera questo modo di porsi è stato più volte replicato, forse anche perché in carenza di personaggi carismatici, Sarri ha fatto proseliti più di quanto immagini lui stesso, tante sono le citazioni in giro per le cucine liguri.

Qualcuno predica, qualcuno razzola, qualcuno parla a vanvera. Qui invece si fa maledettamente sul serio, disancorandosi anche da guru in via di pensionamento o da opinion leader in via di consolidamento.

Il resto del testo è qui, ma solo perché all'Armadillo Bar raccontare tante cose che si danno per scontate sarebbe  solo un inerte inutile esercizio di stile fine a se stesso. E poi, quando riesco a mettere a fuoco, beh, mi sento anch'io superfluo di tastiera.



In sala Andrea Rombolà. Chi è?
Grand Hotel Arenzano, Mare Hotel Savona, Antiche Contrade Cuneo ... Royal Hotel Sanremo, e altro

Quando l'ho visto coppare un gel di anguria mi sono preoccupato, perché ero sicuro che non ci voleva fare un dessert


Le serata a tema. Bella bella quella del 30 di giugno

Acquadelle fritte, ajada alla paprika dolce



I gamberi rossi in alcuni periodi dell'anno te li tirano dietro -a caro prezzo-, anche a Sanremo, diverso è assaggiare gli scampi -rarissimi- di questo tratto di mare, appoggiati delicatamente su una tartare di zucchine trombetta profumata al basilico. C'è anche del finocchio e pepe di Sichuan, e un idea di mango anche accentuabile, con coraggio.

La finezza del taglio fa la differenza

Il gel di anguria qui finì, sotto ad un cipollotto arrostito al Tabasco ... Ehi amico, ti volevo offrire anche una Sambuca, ma mi sembri già abbastanza spiazzante così come ti sei alzato dal letto. Un filetto di palamita cruda che mai potrebbe arrivare oltre il Turchino in queste condizioni di freschezza, cogli l'amo, cogli l'attimo, insieme ad un dolce chutney di ananas e a un'idea unificabile con le zestes di limone confit.



Vietato fumare. 
Il sorallo è un pesce che di nuovo non riesce a tornare indietro. Mai visto ad Alessandria, e neanche a Vercelli. Qui si prende il vizio di un truciolo di ciliegio e una rilassante zaffata di camomilla, prima di darsi una verve colagrechiana di pomata d'arancia e pompelmo rosa

Cottura impeccabile

L'asparago esiste bianco, verde o violetto, e pure rosa in Brianza, ma nero no.
Ci pensa la seppia marinata alla salsa di soia, poi arrostita e posata su diverse consitenze di asparagi. C'è profumo di Spagna anni '80. C'è profumo di plancha. Sono felice, ho perso 30 anni in un secondo



A questo punto la Sambuca offerta è garantita.
Solo Adrià mi fece  mangiare un piatto di gamberi più "originale"   -nel senso della ricerca del suo gusto più puro- e conciso di questo. Non si lascia nulla, neanche il cervello, qui priorotario. Questo è "L'Assoluto di gamberi di Sanremo".



Una simpatica belinata, per altro golosissima. Una sorta di zampone di seppia che va provata, anche se nel frattempo Manuel avrà modo di sistemarne le consistenze. La salsa di pomodoro metterà comunque d'accordo tutti, come sempre in Italia

Insieme all'uovo, la melanzana è tra gli elementi dirimenti tra gli chef. Prodotti che da soli possono dare e dire tutto il meglio e il loro contrario. In questo caso l'acciuga è perfino superflua, tanto funziona ancora il solido matrimonio allargato tra Lei, l'aglio, la menta e il pomodoro candito, ma che ci volete fare, in barca ne salgono tante di acciughe ...



Il caro Cremona troverà pesanti anche questi, ma che gli vogliamo dire,  tanto lui è di Roma, e  di gnocchi e risotti ne sa tanto di gusto ma meno di storia e  di sentimento verso la tradizione de noantri de su. I risotti sono sempre troppo mantecati, gli gnocchi troppo pesanti. Questi in effetti potrebbero diventari eterei senza l'onnipresente burrata di sottofondo in bianco. Aglio, olio, peperoncino e bottarga posso benissimo bastare quando hai fatto una gnoccata così fine.

Oh, finalmente una salsa. Me ne sarei andato con un cruccio e un dispiacere. Ne ho incontrato un altro che ha disperso la cultura delle salse?  l'elemento complesso che da la profondità al piatto? E' bene ascoltare tutti Manuel, ma alla fine bisogna esserci, arrivare alla complessità del piatto finito, e questa acqua di patate montata all'olio apre un bel varco sul tema. Triglia, cavolo, zucchine trombetta; tutto bene, ma curiosamente hai messo al centro del piatto un'altra cosa, fondamentale, anche quando arriveranno palati più internazionali. Colagreco docet.



Ecco: Souvenir de Menton.
Manuel abita a Ventimiglia

Solo alla fine mi rivela chi cucina in realtà, il suo braccio destro.



gdf