sabato 6 febbraio 2016

G.H. Mumm Champagne Cuvée R. Lalou 1998


Persona illuminata e lungimirante, monsieur Lalou, presidente della Maison dal 1939 al 1973, con la vendemmia 1966 creò, con lo chef de cave dell’epoca, J.Barrot, questo assemblaggio - 50 Pinot Noir e 50 Chardonnay - che costituisce la Cuvée de Prestige della casa, che ha sede a Reims. Prodotta solamente in annate ritenute eccezionali, passa otto anni sur lattes.

La tipa è nella mia in cantina, fin dall’uscita (2007) e il tempo, sempre galantuomo, me la consegna topa assai. E’ maggiorenne, il penale è scongiurato, si può fare, scarto la coiffe e penetro.

I profumi, all’inizio composti, ma già titillanti - ah, il Titilla privè - corrono lungo una traiettoria che contempla un riuscito mix di giovinezza ed evoluzione, se preferisci, fascino conferitole dalla maturità, ma nulla a che fare con (dis)attitudini attempate, piuttosto che sfiorite. Frutta secca e gialla – pesca e albicocca –  cioccolato bianco e scorza di cedro confit, gocce di miele e nocciola tostata. Tanta roba, “accesa” da un costante e crescente spaccato gessoso, che impenna…il naso.

In (di?) bocca ci sa fare, de put@ madre, grazie a effervescenza sottilissima e cremosità conturbante. Lo Chardonnay garantisce alti livelli di freschezza, qui maggiormente premiata, rispetto al profilo, leggermente più evoluto, del naso. Proprio il determinante contrappeso dell’acidità, disegna un palato compatto, stratificato e “in movimento”.
Resta integra, fino alla fine, la rispondenza gustolfattiva, con un’ascendente trama gessosa, trafitta da persistenti nuances fungine e tostature di pregio.

I cugini la chiamano maîtrise - padronanza, maestria – classe, per estensione, aggiungo io, da una tipa giovane, ma già esperta, con quella esuberante freschezza, in piena progressione, che ce la consegnerà, tra qualche anno, più scaltra e maîtresse del terzo peccato capitale.


Immantinente, ricorro al “rendimi casto, ma non subito” di Sant'Agostino.

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