domenica 6 novembre 2016

Il rischio non è la querela



Ieri mattina in un baretto qui sotto al faro c'erano come al solito tre giornali sparsi tra i giocatori di carte. La Gazzetta, La Stampa, Il Secolo. Gli ultimi due sono ormai sovrapponibili, quindi non mi ricordo se quanto letto arrivi da una testata o l'altra che ho preso.

Di faccia verso un titolo, occhiello e catenaccio,  leggo solo i tre ammennicoli e mi blocco. Non siamo in status di censura ma di autocensura, non siamo a rischio querela, ma a rischio di morte per fame.

Marco Paolini, drammaturgo dal raro dramma ma raccontato con divino talento. Il pezzo è sicuramente tosto, lo sento dall'odore della carta, ma ho preferito non leggerlo ieri, lo farò stasera in modalità "lo leggo dopo", perché se no mi sarei auto condizionato, e siccome comincia già a fare freddino di suo eviterei.

Non so cosa ci sia dentro il pezzo ma immagino che possa fare veramente caldo se scrivi in chiaro "questo è VERO" e pure indigesto se insisisti nel concetto. Potrebbe bastare affermare quello che semplicemente pensi che sia, anzi che è (VERO) anche senza scriverlo; potrebbe già bastare per non affermarti ma per affamarti, anche se gli avvocati insegnano: le verità sono sempre almeno due. Pensavo di più.

E' un mesetto che inciampo in situazioni create da persone che hanno arrotolato l'etica e l'empatia e l'hanno inserita nel porta rotoli al cesso, usandole a striscia e senza parsimonia. Sono almeno sei, uno dietro l'altro. Sembra che ad un segnale convenuto mi si siano rivoltati contro senza apparenti motivi se non quelli di cui sopra. Sarà il periodo natalizio a dire la verità. Perché poi saranno gli stessi che ti mandano gli auguri. Chi sono? Quelli a cui non risponderò .

Questo mentre L'armadillo ha ripreso a correre veloce, lo vedono di nuovo 35.000 al mese e sarebbe facile impugnare la tastiera come in Texas a fare giustizia sommaria. E il problema non sarebbe la querela, perché ormai ho deciso di fare nomi e cognomi quando è o sarà il caso. Il problema è l'accerchiamento, da cui decidere se uscirne ad armi spiegate oppure farsi giustizia sommaria con imboscate partigiane. In guerra, la verità è sempre la prima vittima.

Darebbe veramente soddisfazione spiegare? documentando ... Non credo basti, e poi c'è quel titolo sul giornale che mi intasa le narici stanotte. Inutili ed esauriti potrebbero a loro volta sentirsi interessati, confondendo, pensando persino di essere importanti.

Guardo laggiù all'orizzonte, cercando veramente di scovare un valido motivo per non farlo, ma non tanto -appunto- per non prendermi una querela, anzi, quella farebbe pure notizia e finirebbe in prescrizione come quasi tutte.

La minaccia è un'altra, è quella che paventa Paolini. Più fama uguale più fame. Sono in tanti ad aver paura di chi reputano alto o incomprensibile, di chi si espone con idee non facilmente condivisibili. Stigmatizzare piuttosto di somatizzare.

Mi rimetto a mangiare, la fame passerà.



gdf

Nessun commento:

Posta un commento