sabato 18 febbraio 2017

Manuale di sopravvivenza dalle P.R. dei ristoranti

gdf

Non è un caso di misoginia, è che -ho controllato lo storico- sono tutte ragazze ambiziose quelle a cui viene affidato l'ingrato compito di scrivere comunicati per conto di chef o ristoranti comunque affermati o, con il desiderio di diventarlo. Imperversano, sia su FB che per vie traverse.

Ormai, quando ne arriva qualcuno al faro -usano ancora la e-mail ma raramente rispondono- mi gratto un gomito, così prendo tempo per l'eventuale risposta. Quei testi sono innanzitutto sempre troppo prolissi. Ragazze, capisco che dovete dimostrare di averci messo impegno per portare a casa quei quattro soldi che vi offrono, ma dei pipponi da 4/6000 battute non li legge nessuno, ma se il destinatario li leggesse bene, sarebbe pure peggio, tante sono le carenze o le imprecisioni.

Precisazione, perché il concetto non va bene in assoluto, proprio perché quelle brave, intelligenti, con il senso della misura e la dovuta esperienza esistono e, non importa se abbiano o meno esperienza specifica, perché nel loro lavoro si sanno benissimo districare e imporre tra food and fashion, sapendo cambiare marcia e termini. Perle rare ovviamente alle dipendenze di Agenzie con la A maiuscola. Quelle che sanno guidarti, che alzano il telefono in maniera garbata, che cercano di capire piuttosto di imporre un concetto. Perle rare.

Queste di cui parlo, per conto di Agenzie di serie B o freelancer, potrebbero fare lo stesso comunicato dovessero organizzare una presentazione di borsette nuove, bigiotteria vintage o scarpe gioiello. E poi, se te l'ho fatta la comunicazione, me ne vuoi dare riscontro? La vuoi girare su FB invece dei gattini? Erano meglio le dimostratrici Avon, che avevano provato sulla propria pelle quel che vendevano.

Chi, come, quando, dove, perché ... e altre precisazioni sarebbero tutte gradite, per capire che cz farne di questi benedetti C.S.

gdf


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